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“Quando il giorno è lungo e la notte, la notte è solo tua,
Quando sei sicuro di averne avuto abbastanza di questa vita, beh resisti
Non lasciarti andare, perché tutti piangono e tutti soffrono a volte…” (R.E.M everybody hurts)

Aveva capito, proprio in quegli istanti, che l’anima non era un pezzo unico.

L’anima era composta da tante parti tutte complementari ed adiacenti tra loro.

Ecco cosa era l’anima.

Da qual giorno cambiava qualcosa definitivamente. In meglio certo. I ricordi di quell’incantesimo si facevano sempre presenti e quando si distraeva li cercava e li sfogliava leggendoli piano piano per emozionarsi ancora come in un taccuino. E poi ricominciava d’accapo. A rileggerli fino a bloccarsi nel ricordo dettagliato dei fatti per poi gratificarsi nel riprenderli dall’inizio.

Nel gioco bizzarro della penombra crepuscolare, quando avviene l’arrivederci della luce a vantaggio della sera, assaporò quello che per tutta la sua vita avrebbe ricordato. Indenne da contaminazioni.

Un avvenimento facile e naturale senza schemi né dettami. Senza manuali.

L’immagine che si spianava ai suoi occhi era insperata, magnifica, eterea. Tutto era nuovo.

Gli odori fragranti come missili telecomandati sui sensi. Sapori impastati da una sete inesauribile. Un gusto unico irriproducibile.

Tutto aperto e totale dove la volontà seguiva sé stessa e si liberava dei comandi della mente. Assolutamente anarchica. La volontà dimostrava semplicemente come abbandonare le maschere mettendo in risalto il viso roseo di lei sconquassata nei sentimenti e nel corpo.

Suonava Bruce ad un certo punto tra le note di Nebraska.

Liquide, calme, convinte note per l’ineluttabile. Ah ah, pensava ma che magnificenza vivo ora nei profumi dell’amore. Che mi resteranno appiccicati addosso nella mente. Nessun sapone li tirerà via.

Il suo ventre vibrava. Guardandolo dal basso, l’ombelico sembrava un cratere in ebollizione.

Un meraviglioso turbinio incontrollato. Una solfatara in attività costellata di soffioni.

I movimenti della pancia erano involontari. Riusciva a capirlo perché inconsulti.

I muscoli, come un’armata in libera uscita, si arrendevano oramai vinti, anzi, sconfitti.

La testa di lei penzolava fuori dai confini degli appoggi con i capelli nelle pantofole. Le costole spuntavano esasperate fuori dal petto.

Un amore immerso in anime e corpi. Senza parlare ma nel pulsare della vita che si stava manifestando senza veli. Nuda e cruda ma entusiasmante. Avrebbe pensato a cosa paragonare tutto quello. Una ondata del mare in tempesta improvvisa che travolge il petto? Una folata di vento che rivolta l’ombrello? Uno stillicidio che riempiva la bottiglia sino al culmine? Un bacio in bocca ricevuto all’improvviso, preso per i capelli, senza aspettarselo?

Ma lentamente scorreva la strada sotto le ruote e, nella calma della sera si era addormentato sognando il viaggio con lei.

Le sue mani appoggiate delicatamente sul suo corpo in segno di rassicurazione.

Un film in bianco e nero scorreva davanti alla sua immaginazione. Era il momento perfetto e lo sapeva certamente. La voce di Michael Stipe, ora, toccava le corde giuste e bastò poco a qualche lacrima per farsi presente.

La commistione dei sentimenti diveniva incalcolabile ed i confini dell’una sensazione con l’altra erano, ad un certo punto, invisibili.

Quanto era bella. Rosa. Indifesa. Si sentiva un eroe che l’avrebbe difesa sino alla morte.

Un eroe.

Ogni riluttanza, tutte le apparenze erano state fatte fuori. Restava l’essere come doveva essere. Le loro vite nelle rispettive mani.

No, no, non finire musica proprio ora resta a farmi compagnia , si diceva, non voglio ritornare a prima ma voglio restare ad ora con everybody hurts e questo angelico Stipe. Si aprivano le porte. Tutte.

No, non finire musica si ripeteva mentre lei dormiva sicurissima.

Se questo non era amore sarebbe stato qualcosa di superiore. Qualcosa di immenso che neanche l’amore poteva capire. Senza giustificazioni, senza spiegazioni, senza perché.

Si era perpetrato l’amore vero che non necessita di argomenti. Nessuno.

L’amore, pensava, è necessariamente questo insieme di anima e corpo. Fulminio di sensi e sesso anche quando è platonico.

Era questo il punto.

Rintracciare tutto ciò anche in una passione travolgente ma platonica significava aver trovato la prova che in realtà non era importante neanche incontrarsi per amarsi.(s.v.)

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