di Maddalena Celano, responsabile esteri di Convergenza Socialista
Nel frattempo, questo 5 febbraio 2020, il Venezuela ha denunciato le sanzioni al Consiglio dei diritti umani delle Nazioni Unite.
Il ministro degli Esteri del governo venezuelano, Jorge Arreaza, ha denunciato le sanzioni statunitensi e di altri paesi come una “modalità mascherata di guerra” e “azione criminale”.
Durante un suo discorso come membro del Consiglio dei Diritti Umani delle Nazioni Unite a Ginevra, questo febbraio 2020, Arreaza ha assicurato che gli Stati Uniti e altri governi che sostengono Washington con “misure unilaterali coercitive” intendono “imporre il loro modello politico ed economico con strategie violente”. Ha inoltre affermato che, in pratica, si tratta di “azioni criminali” equivalenti ad “armi di distruzione di massa” e ha, quindi, ritenuto che si tratti di una “modalità mascherata di guerra”. Ha osservato che, dal 2014, gli Stati Uniti hanno imposto “più di 300 misure unilaterali”. Ha anche assicurato che queste azioni hanno comportato una diminuzione delle entrate del settore petrolifero venezuelano, che è passato dai 42.000 milioni di dollari, nel 2013, a 4.000 milioni di dollari, nel 2018.
Arreaza ha sottolineato che il presidente Nicolás Maduro ha richiesto la collaborazione delle Nazioni Unite, ma che finora non è stato fatto nulla.
“Dobbiamo salvare questo prezioso progetto collettivo […] di fronte alla pretesa ostinata e distorta, di alcuni paesi, di usare selettivamente le procedure del Consiglio per attaccare politicamente alcuni dei suoi membri”, ha detto.
Ritengono che i paesi che impongono, facilitano o sostengono “misure unilaterali coercitive” non dovrebbero far parte del Consiglio delle Nazioni Unite per i diritti umani. Gli Stati Uniti hanno sanzionato 52 persone e 76 aziende legate a Maduro, nell’ultimo anno.
Lo scorso anno le Nazioni Unite hanno aperto un’inchiesta, in Venezuela, per presunti abusi del rgoverno di Nicolás Maduro. Il Consiglio per i diritti umani ha approvato la creazione di una “missione internazionale indipendente per l’ accertamento dei fatti” il cui scopo è quello di svolgere un’indagine approfondita su “esecuzioni extragiudiziali, sparizioni forzate, arresti arbitrari e tortura e altri trattamenti crudeli e disumani, o atti degradanti commessi dal 2014”.
La risoluzione, la prima nel suo genere in America Latina, è andata avanti con 19 voti a favore, tra cui quello della Spagna, e 21 astensioni. Sette paesi, guidati da Cina e Cuba, si sono opposti all’iniziativa. La misura è stata adottata a Ginevra in seguito a una proposta del gruppo Lima, gruppo formato da una dozzina di governi americani di destra e vicini agli USA.
Il Consiglio per i diritti umani delle Nazioni Unite esorta inoltre “le autorità venezuelane a cooperare pienamente con la missione di accertamento dei fatti, per fornire un accesso immediato, completo e senza ostacoli all’intero territorio del paese, nonché alle vittime e ai luoghi di detenzione e fornire loro tutte le informazioni necessarie per espletare il loro mandato”. In breve, è una dichiarazione che cerca di spianare la strada a indagini indipendenti su ciò che sta accadendo in Venezuela.
L’iniziativa, in realtà, si è rivelata quantomeno ideologica e strumentale: l’imperialismo, già da qualche anno, non si fa scrupoli di “strumentalizzare” finanche il “diritto-umanismo” per giustificare l’imposizione della sua “democrazia da asporto”. Il paese, in realtà, è lacerato da una profonda crisi sociale e politica eterodiretta dall’esterno, dalle continue ingerenze politiche ed economiche accompagnato dall’utilizzo spropositato di mercenari stranieri, prevalentemente provenienti dalla Colombia.
Maduro ha confutato il dossier, ma ha accettato di firmare un protocollo d’intesa con l’alto commissario che apre le porte all’inaugurazione di una delegazione a Caracas. Questa nuova risoluzione, che aumenta la pressione internazionale sul Chavismo, è stata accolta dall’opposizione come una vittoria. Tuttavia, il governo Maduro ha piuttosto messo in evidenza un’altra pronuncia del Consiglio dei diritti umani, che, nel settembre 2019, ha espresso la sua preoccupazione per le sanzioni imposte dalle principali istanze internazionali, con Washington in testa. Queste “misure coercitive, unilaterali ed extraterritoriali hanno ulteriormente aggravato gli effetti della crisi economica e, di conseguenza, la situazione umanitaria del popolo venezuelano”, ha affermato. Le Nazioni Unite difendono una “via pacifica, democratica e costituzionale” per uscire dalla crisi e respingono “interferenze militari, di sicurezza o di intelligence straniera”.
Il 13 febbraio 2020, il governo della Repubblica Bolivariana del Venezuela ha presentato una denuncia (remissione) al Tribunale Penale Internazionale per indagare sui gravi crimini commessi contro la popolazione venezuelana dal governo degli Stati Uniti, a causa dell’imposizione di un blocco economico e misure coercitive unilaterali chiamate, eufemisticamente, ” sanzioni “.
L’International Criminal Court (ICC) è una corte di giustizia internazionale permanente, la cui missione è processare le persone accusate di aver commesso crimini di genocidio, guerra, aggressioni e crimini contro l’umanità. È un organo diverso dalla Corte Internazionale di Giustizia, un organo giudiziario delle Nazioni Unite che si occupa principalmente di controversie tra Stati.
La CPI è regolata dallo Statuto di Roma, adottato il 17 luglio 1998, entrato in vigore il 1 ° luglio 2002. La CPI non fa parte delle Nazioni Unite. Lo Statuto stabilisce nel suo articolo uno (1) questa istanza: deve avere il potere di esercitare la propria giurisdizione sulle persone in relazione ai più gravi crimini di rilevanza internazionale, ai sensi del presente Statuto (…).
Lo statuto di Roma, invece, è lo strumento costitutivo del Tribunale Penale Internazionale. È stato adottato nella città di Roma, in Italia, il 17 luglio 1998. Il Venezuela è stato uno dei primi paesi a firmare (1998) e ratificare (7-6-2002) lo Statuto e, quindi, è uno Stato Membro.
Da parte loro, gli Stati Uniti non hanno ratificato lo statuto e, di conseguenza, non fanno parte del Tribunale Penale internazionale. Piuttosto, il Congresso degli Stati Uniti ha approvato una legge, il 2 agosto 2002, l’American Service Members Protection Act, che esclude gli ufficiali militari e altri membri del governo degli Stati Uniti dalla responsabilità penale dinanzi all’ICC. Con l’intenzione di indebolire questo organo, ha anche firmato accordi con un centinaio di paesi per l’esclusione dei loro cittadini statunitensi. Il Venezuela ha rifiutato di approvare questa esclusione.
Quali sono stati i crimini denunciati dal Venezuela?
La denuncia (deferimento) presentata alla Procura della CPI indica che le misure unilaterali coercitive (MCU), imposte dagli Stati Uniti, contro il Venezuela, almeno dal 2014, costituiscono un crimine contro l’umanità, previsto dall’articolo 7 dello Statuto di Roma.
La politica degli Stati Uniti contro il Venezuela si concentra sull’inversione della volontà rivoluzionaria, espressa democraticamente dal popolo venezuelano. A servizio di questo obiettivo, gli Stati Uniti hanno intrapreso una serie di forti azioni politiche, dal 2017 ,volte a esercitare pressioni sul governo bolivariano guidato dal presidente Nicolás Maduro e sostenere gruppi destabilizzanti terroristici.
Qual è il contenuto del reclamo?
Il rinvio presentato dal Venezuela al procuratore della Corte penale internazionale è diviso in due parti principali:
1. I fatti: questa parte descrive in dettaglio quale fosse la situazione in Venezuela prima dell’applicazione delle misure unilaterali coercitive, da parte del governo degli Stati Uniti. Allo stesso modo, è riportato l’impatto che le MCU hanno generato sul funzionamento dell’economia venezuelana, sul godimento dei diritti umani del popolo venezuelano e sul diritto allo sviluppo della Repubblica Bolivariana del Venezuela. Nel documento presentato, prima dell’ICC il Venezuela, si riferisce a un gruppo di casi ed eventi che hanno avuto un impatto sulla popolazione venezuelana, come l’aumento della mortalità infantile e adulta, l’aumento delle malattie, la riduzione dell’apporto calorico, la contrazione nell’importazione di cibo, l’impatto sui servizi pubblici come l’istruzione, il servizio di acqua potabile, il servizio elettrico e i trasporti; attribuibile a misure coercitive unilaterali e ad altre minacce imposte al Venezuela.
2. La legge: questa parte discute dell’illegalità delle misure unilaterali coercitive, dei dettagli dei crimini che sono stati generati dalla loro applicazione e sviluppa aspetti di giurisdizione e ammissibilità dinanzi al Tribunale Penale Internazionale.