Dotta conversazione del prof. Mainini al Rotary Club Taranto Magna Grecia. S. Cataldo: la vera storia oltre la leggenda

San Cataldo, Patrono di Taranto e così famoso nel mondo da meritare un affresco nella Basilica della Natività a Betlemme, era e resta irlandese. Ecco, il punto fermo della dotta ricostruzione storica, operata dal prof. Benedetto Mainini.

Ricostruzione che inizia e si conclude lì: sull’origine del Santo a volte messa in discussione. La brillante conversazione su “San Cataldo: Storia, devozione e tradizione” è stata tenuta dal prof. Mainini, cultore di storia locale e in particolare della Chiesa di Taranto, al Rotary Club Taranto Magna Grecia.

Il presidente, il giornalista Antonio Biella, ha introdotto l’oratore proprio stimolandolo a far luce tra le nubi della leggenda. Quindi, nel passare la parola, il presidente ha voluto dedicare la particolare serata alla memoria di un grande cataldiano, Mons. Nicola Di Comite, che si adoperò per cercare le radici storiche vere andando anche a visitare i luoghi di Cataldus (coevo e seguace di San Patrizio: circa quinto secolo) a Canty, nel sud dell’Irlanda; e a ravvivare la devozione dei tarantini.

Nella sua relazione, nella quale ha parlato anche diffusamente del rinvenimento del corpo del Patrono nel 1071, proprio lì, dove oggi è il fonte battesimale del Duomo, il prof. Mainini ha scandito in sette punti le tracce storiche dell’irlandesità di “Cataldo il rosso” (rosso, appunto, per il caratteristico colore dei capelli degli irlandesi).

In primo luogo, i vecchi contadini di Canty indicano una località vicino al monastero di Ardmore come “il pozzo di San Cataldo”; da secoli quella sorgente è detta miracolosa. Sino alla fine del secolo scorso carovane di gente andavano ad attingere quell’acqua miracolosa. Esiste una tradizione – sulla quale tutti gli storici sono d’accordo – secondo la quale San Cataldo avrebbe studiato e poi insegnato a Lismore, vicino Canty, uno dei centri universitari più importanti d’Europa. In quell’università San Cataldo avrebbe eretto una chiesa dedicata alla Madonna.

Molto importante è il sesto punto argomentato da Mainini, ovvero l’ipotesi che il Santo avrebbe fondato un monastero a Shanrahan: dove Shan sta per antico, e Rahan è il nome di un villaggio oggi scomparso. Del villaggio di Rahan resta un cimitero con una lapide all’ingresso che commemora il passaggio di San Cataldo. Infine, il prof. Mainini ha citato antichi testi (il “Catalogus Sanctorum” del 1382 e il “De antiquitate et fortuna Tarentina” di Giovanni Giovine del 1568) che confermano la tradizione più che millenaria della irlandesità del Patrono di Taranto.

Proprio qualche giorno fa, esattamente il 10 maggio, i tarantini hanno celebrato San Cataldo, patrono della città, portando in processione a mare la statua del santo. E' stato, come ogni anno, uno spettacolo affascinante: una miriade di barche di pescatori e devoti. partita da Mar Piccolo, ha riempito di luci il canale, passando sotto il ponte girevole, davanti al castello Aragonese e dirigendosi in Mar Grande. Durante l'anno la pregevole statua in argento di San Cataldo è custodita nella Cattedrale della città vecchia.

Nella foto il presidente del Rotary Club Taranto Magna Grecia, giornalista Antonio Biella, consegna una targa ricordo al cultore di storia locale e in particolare della Chiesa di Taranto prof. Benedetto Mainini (primo a sx).

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