Gentile signor Venturi, mi sembra che lei se la sia presa, quasi come se io avessi voluto farle un dispetto. Non la conosco, lei sarà una bravissima persona, e quindi nessuna malizia da parte mia. Lei ha fatto pubblicamente errori nell’interpretare il vangelo, ed io mi sono sentito in dovere di segnalarlo pubblicamente, giacché è grave far passare come appartenenti a Gesù concetti che mai ha espresso. Con un po’ di pazienza le spiegherò meglio in che consistono. Lei ha scritto: “Che cosa diceva Gesù a chi impediva di far giungere a lui i bambini scandalizzandoli? E’ meglio legarsi una macina al collo e buttarsi nel profondo del mare. E’ uno dei rarissimi (praticamente quasi l’unico) caso, nel quale il Cristo stesso consiglia il suicidio, prima che il giudizio di Dio”.Ora, l’unico episodio del vangelo in cui c’è qualcuno che vuole impedire ai bambini (non ai discepoli che si fanno piccoli come bambini) è in Matteo (19, 13-15), e che cosa dice Gesù? Dice questo: “Lasciate stare, non impedite che i bambini vengano a me”. Quindi, riguardo ai bambini (non ai discepoli) qui non accenna a nessuno scandalo. E veniamo allo “Scandalo dei piccoli” (Mt 18, 6s). L’episodio è preceduto da “Il più grande nel regno dei cieli”. Qui Gesù prende un bambino come esempio. Si tratta di “un’azione simbolica per dare maggiore efficacia all’insegnamento… espediente didattico già usato dagli antichi profeti” (Angelo Lancellotti). E sia in quest’episodio, sia in quello seguente, sempre che Gesù parla di “piccoli” allude ai suoi seguaci, e non ai bambini. Tutti (proprio tutti) i commentatori interpretano in questa maniera. Del resto, lo scandalo nel linguaggio biblico si colloca sul piano della fede. Infine: Gesù non spinge né al suicidio, né all’omicidio. Si tratta semplicemente di “un’iperbole che serve a mettere in risalto la gravità del crimine commesso da colui che o per sua condotta o per diretta seduzione fa deviare dalla fede un credente in Cristo” (Angelo Lancellotti – Nuovissima versione della Bibbia – Ed. Paoline).
Renato Pierri