31 AGOSTO 2012. PROF. MICHELE BOLDRIN, SALA DEGLI STEMMI A FELTRE :“PER CRESCERE BISOGNA INNOVARE”. “MA E’ POSSIBILE ANCHE OGGI ?” — MICHIEDO PROVOCATORIAMENTE.

Ho ascoltato, anche intervenendo, quanto ha detto il noto docenteuniversitario, Prof. Michele Boldrin, in una sala molto gremita,quella “Degli Stemmi” a Feltre. Al di là delle interessanti argomentazioni che, secondo una miapersonale impressione, mi sono sembrate quelle di un bravo docenteuniversitario nel mentre parla ai suoi allievi, mi par di potercontrobattere, se vuoi anche in parte, che oggi come oggi,l’innovazione non sempre è sinonimo di crescita, ma spesso diescamotage economici per vendere (la spiegazione da darsi in questasede sarebbe lunga e complessa).. Detto illustre professore, attraverso alcune diapositive nonchéverbalmente, sciorinava dati ormai superati in termini temporali, maanche e soprattutto con riferimento allo stato attuale delle cose:l’ultimo dato recente, che ho visto, salvo errore, era del 2008… antecrisi attuale Partendo infatti dall’osservazione oggettiva che, in questo ultimomezzo secolo, c’è stato un progresso del tutto incomparabile con idue secoli trascorsi, io penso – come del resto ho detto forse non contotale approvazione dell’oratore – che in questi ultimi anni,chiamati impropriamente era post-moderna, sia difficile soloimmaginare che possa esserci oggettiva innovazione finalizzata allacrescita economica, del PIL insomma, quando il progresso sembra esseregiunto al top, specie nel mondo dell’informatica, della telefonia,realtà che hanno in pratica unito il mondo in tempo reale. Oggi, rimane poco da innovare, a meno che, non si voglia tentare unamodificazione degli stessi nostri bioritmi naturali. Ovviamente, ilmio è un concetto da valutare in chiave estensiva da traslare in tuttii contesti della vita sociale e quindi da non vagliare in unaristretta visione socio-scientifica come, almeno così mi è parso dicapire, è emerso dal tenore dell’intervento del Prof. Boldrin,persona che stimo molto, anche come mio paesano. L’innovazione di oggi, posto che ci sia, e ben venga se ci sarà, hauna qualche difficoltà a materializzarsi in termini reali, e cioènella sua vera accezione, in quanto sembra essere mancato l’oggettodell’innovare e quindi della crescita, per motivi riconducibili ad unmomento storico in cui abbiamo quasi tutto. Se poi per innovare sideve intendere modificare l’esistente, allora siamo molto lontanidalla realtà che, nel caso di specie, si trasforma in una crescitafasulla-temporanea : innovazione infatti esiste solo quando non c’èbusiness nella crescita, ma solo progresso. Riassumendo, il PIL non può crescere modificando qualcosadell’esistente e, malgrado la pessima considerazione che ha il Prof.Boldrin del mercato, pur essendo anch’ io assolutamente convinto,come il Prof. Boldrin, che non si debba assolutamente accantonarel’idea dell’innovazione (ci vorrebbe altro !) io penso che, in questacongiuntura, si dovrebbe guardare ai mercati dell’intero pianeta,nella consapevolezza assoluta che le merci prodotte dall’interosistema economico attualmente esistente, non basterebbero per farfronte alle oggettive necessità dei paesi poveri ed in via disviluppo. Ecco la crescita ! Per i pagamenti ? Il sistema bancariomondiale ! In questo particolare momento di paralisi economica io non vedo altravia d’uscita se non quella correlata al mercato, ovviamente, comedetto più volte, dando il benvenuto a qualsiasi tipo di innovazione.Ma se aspettiamo l’innovazione per crescere, finiremo invece perregredire ancora di più. Cosa ci aspettiamo ancora ? Che le macchine vadano ad acqua e che siguarisca il cancro…?

ARNALDO DE PORTI.

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