L’ultimo libro di Palmerini, ovvero la cronaca fatta verbo

Quando la cronaca inventa lo stile: è questo che, sinteticamente si può dire del libro e del suo Autore, una cronaca che è un vino ruvido e selvatico, espressa da una personalità piena di emozioni e di colore.
Con la prefazione di Laura Benedetti, direttore del Dipartimento di Studi Italiani alla Georgetown University
(Washington DC – Usa) e di Giuseppe Della Noce, direttore, esce finalmente (disponibile dai prossimi giorni), l’ultima ponderosa fatica di Goffredo Palmerini: “L’Altra Italia”, per i tipi della aquilana One-Group.
Un libro che alimenta la voglia di conoscere fatti alternativi e solo apparentemente minori, come, ad esempio, i riflettori presto spenti sul terremoto aquilano.
Quindi non una “zibaldone”, né solo una selezione di scritti e articoli (Gennaio 2010 – Luglio 2011) pubblicati in Italia e all'estero, ma un “annuario” di eventi e personaggi dedicato agli Abruzzesi e ai connazionali oltre confine, con al centro L’Aquila e la sua lenta, inavvertita agonia.
E Palmerini le notizie se la raccogliere e scriverle, formando una cronaca minuta delle emozioni e dei passaggi che, da una realtà “zonale”, diventano metafora di una intera nazione, in una delicata “crisi di transizione”.
Oltre ai contenuti, piace lo stile, improntato alla brevità e alla chiarezza. Una brevità che è punto di arrivo, un valore in sé, per meglio fissare contenuti e concetti.
Lo stile che Palmerini ci mostra è quello di uno scrittore che non si vergogna di fare il reporter, con una inclinazione che gli permette di evitare l'errore piu' diffuso fra i giornalisti che sognano di diventare Moravia.
E, allo stesso tempo, uno stile che recupera la cronaca, anche minore, facendola diventare “emblematica”, una cronica a cui, per dirla con Flaiano, non si “arriva”, si “giunge”.

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