E DOPO?

I nodi sono tutti al pettine. I partiti, quelli che hanno sempre contato, ora contano meno. Entro la prossima primavera, le elezioni politiche anticipate potrebbero essere una realtà sempre meno remota. Ora anche la maggioranza è più propensa a superare questa fase di stallo rimettendo i suoi destini all’elettorato. La gestione del potere, che ci ha portato dove siamo, resta molto compromessa dalle nuove regole del “gioco”politico. Sul fronte della governabilità, centro, destra e sinistra dovranno impegnarsi per eludere impossibili alleanze e le consuete strumentalizzazioni sulle disgrazie del Paese. Dopo la recente fiducia all’Esecutivo Berlusconi, ci si conta. Ma i conti non tornano. Il numero degli iscritti a tutti i partiti è in progressivo calo e i giovani hanno altro da pensare in un Paese che ha più di un milione di disoccupati accertati. Cosa potrebbe cambiare dopo le elezioni della prossima primavera? E’ un interrogativo assai importante per focalizzare o, almeno, tentare di farlo, i destini di questa Seconda Repubblica non meno compromessa della Prima che, già qualcuno, rimpiange. Ciò premesso, noi non siamo inclini alle previsioni. Per il passato, n’abbiamo fatte poche e non sempre azzeccate. Ora ci comporteremo diversamente. Certo è che alcune riflessioni sono possibili e assai coerenti con i tempi che stiamo vivendo. Intanto, c’è da capire se la manovra correttiva Tremonti ci porterà fuori della crisi economica in tempi ragionevoli (due o tre anni). Per ora, nessun politico è in grado d’assicurare, se non altro, questo nevralgico punto. Del resto, le disavventure giudiziarie e la perdita di parecchi privilegi, hanno distolto gli interteressati dal fare ciò che sarebbe stato necessario realizzare anche per il recente passato. Almeno prendendo come riferimento i segnali della crisi economica mondiale iniziata nel 2008. In questi anni, le promesse sono state tante, i fatti sempre pochi e mal assortiti. Se le consultazioni politiche generali dovessero, davvero, farsi nella prossima primavera, non ci sarebbe neppure il tempo per riordinare le idee e presentare un programma chiaro e condivisibile. Nell'ipotesi in cui il tutto fosse rimandato all’autunno 2012, ci si continuerebbe a muovere tra i timori ed i compromessi. E allora? L’interrogativo rimane e le assennate risposte dovrebbero trovarle i partiti, vecchi e nuovi, che sono i principali responsabili dei mali d’Italia. Se la lungimiranza vincesse, le elezioni, gioia e dolore dei nostri politici, potrebbero anche tenersi alla naturale scadenza del mandato Berlusconi. In pratica nel 2013. Nel frattempo, il Cavaliere potrebbe decidere d’impostare una maggioranza di Governo allargata. Magari convincendo Bossi che non c'è sembrato molto propenso a”concedere”, nel maggior interesse del Paese, a rivedere, temporaneamente, il suo Federalismo. Una simile mossa, sempre che i centristi intendano assumersi specifiche responsabilità, potrebbe giovare all’evoluzione dell’Azienda Italia. Ritirando alcuni elementi della vecchia guardia, ci sarebbe il posto per volti nuovi, e meno compromessi, per un Esecutivo di transizione ma credibile. L’allargamento dei consensi, tra l’altro, favorirebbe il Parlamento a legiferare evitando, come accade, il cappio della “fiducia”. Nell’ipotesi di una manovra politica allargata, si potrebbe tenere conto, finalmente, anche della realtà socio/politica dei Connazionali all’estero che, ora, non conta nulla d è tacciata di disinteresse ai problemi vitali che il nostro Paese deve affrontare. Se si riuscisse a riequilibrare i ruoli, allora si potrebbe registrare un fondamentale passo avanti per tentare d’uscire dal tunnel della crisi; che oltre i seguiti economici, ha rivelato anche un preoccupante elemento di deterioramento dei valori morali. Ogni ripensamento, ci farebbe fare un passo indietro, mettendoci nella scomoda posizione di non essere più in grado di ritrovare la “via” per un Paese migliore. Meglio, di conseguenza, non temere il “dopo” se ci si muove subito per consolidare il “prima”.

Giorgio Brignola

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