Il golpe è in quell’aria su cui soffia anche Repubblica. La puntata di giovedì 14 aprile di "Qui Radio Londra"

Finora si era sempre ricorso alla immagine paradossale del “fare la rivoluzione col permesso della questura” per alludere a coloro che avevano la pretesa di sovvertire tutto “senza pagare dazio”.

Ora, con Asor Rosa, siamo alla più perfetta, quasi inverosimile, concretizzazione di detta immagine: un radical-chic rivoluzionario in doppio petto che propugna un golpe da realizzare senza sporcarsi le mani (lui è un intellettuale, che diamine!), da far eseguire a polizia e carabinieri, con inevitabile sottinteso concorso di magistrati per suggellare la legalità (questa come ben si sa è irrinunciabile) dell’”operazione”!

Si potrebbe liquidare il tutto come uno dei tanti sfoghi demenziali di una sinistra frustrata.

Ma, attenzione, gli “sfoghi” cominciano ad essere un po’ troppi ed “autorevoli”, per essere considerati solo come “sparate” estemporanee!

A pagina 31 del “Corriere” di ieri, sotto il titolo: “Cosi’ Sofocle contesto’ la maggioranza iniqua (sic!) – Quando la conta dei voti sancisce un abuso (ri-sic!)”, Luciano Canfora, dopo una invero godibilissima trattazione letterario-giuridico-politica, arriva alla seguente esplosiva (per il sistema democratico fondato sul “one man, one vote”) conclusione: “…il principio di maggioranza…non ha alcun fondamento nè logico nè razionale.”.

E’ poi ormai diventata un luogo comune sia da parte della opposizione parlamentare (proprio quella che nella precedente legislatura sopravviveva solo grazie al sostegno dei senatori avita), sia a livello di alcune delle piu’ alte istituzioni, la condanna senza appello dell’adozione di provvedimenti legislativi “a colpi di maggioranza”, condanna che se non altro ha il vantaggio di sfidare con grande successo il ridicolo, l’alternativa essendo adozioni “a colpi di minoranza”…

Da non trascurare poi gli appelli ad opporsi al, e ad abbattere il, governo in carica, lanciati in comizi e riunioni di partito da magistrati vari, che si permettono altresì di negare all’esecutivo qualsiasi tipo di legittimità, in particolare “etica” (e ti pareva!).

Aggiungiamo infine, proprio da parte dei sedicenti più fieri e intransigenti difensori della dignità e dei poteri delle Istituzioni, in particolare del Parlamento, la teorizzazione della legittimazione delle manifestazioni di piazza, più o meno riuscite, come fondamento politico della richiesta di dimissioni di un Governo che ha finora dimostrato di poter contare sulla fiducia di una maggioranza parlamentare.

Beh, insomma, dormiamo pure, ma non tranquilli …

13 aprile 2011

Tra “momenti fatali” e regole forzate
I deliri golpisti di Asor Rosa & soci

“E’ arrivato in Italia quel momento fatale in cui, se non si arresta il processo e si torna indietro, non resta che correre senza più rimedi né ostacoli verso il precipizio. Come? Dico subito che mi sembrerebbe incongrua una prova di forza dal basso, per la quale non esistono le condizioni, o, ammesso che esistano, porterebbero a esiti catastrofici. Certo, la pressione della parte sana del paese è una fattore indispensabile del processo, ma, come gli ultimi mesi hanno abbondantemente dimostrato, non sufficiente. Ciò cui io penso è invece una prova di forza che, con l’autorevolezza e le ragioni inconfutabili che promanano dalla difesa dei capisaldi irrinunciabili del sistema repubblicano, scenda dall’alto, instaura quello che io definirei un normale ‘stato d’emergenza’, si avvale, più che di manifestanti generosi, dei Carabinieri e della Polizia di Stato congela le Camere, sospende tutte le immunità parlamentari, restituisce alla magistratura le sue possibilità e capacità di azione, stabilisce d’autorità nuove regole elettorali, rimuove, risolvendo per sempre il conflitto d’interessi, le cause di affermazione e di sopravvivenza della lobby affaristico-delinquenziale, e avvalendosi anche del prevedibile, anzi prevedibilissimo appoggio europeo, restituisce l’Italia alla sua più profonda vocazione democratica, facendo approdare il paese ad una grande, seria, onesta e, soprattutto, alla pari consultazione elettorale. Insomma: la democrazia si salva, anche forzandone le regole. Le ultime occasioni per evitare che la storia si ripeta stanno rapidamente sfumando. Se non saranno colte, la storia si ripeterà. E se si ripeterà, non ci resterà che dolercene. Ma in questo genere di cose, ci se ne può dolere, solo quando ormai è diventato inutile farlo. Dio non voglia che, quando fra due o tre anni lo sapremo con definitiva certezza (insomma: l’Italia del ’24, la Germania del febbraio ’33), non ci resti che dolercene”.
Alberto Asor Rosa, il manifesto, 13/04/2011

“Il fatto è che non c’è modo di fare appello al normale gioco parlamentare, perché il normale gioco parlamentare è appannaggio di un paese normale e il nostro non lo è. (…) E allora? Allora bisogna pensare ad una procedura di natura almeno all’inizio extraparlamentare, che metta in opera il più rapidamente possibile la cesura e al tempo stesso instauri un procedimento di sutura: una sorta di dimissioni fortemente pilotate e subito dopo un governo di emergenza democratica, giustificato a livello della Comunità europea dalla necessità non rinviabile di salvare il paese (è lecito pensare che non ci sia nessuno a quel livello che non capisca un’inversione di tendenza di questa natura, per quanto palesemente emergenziale). E’ vero (mi pare) che in Italia l’empeachment non esiste. Ma se un premier, anche dalle nostre parti, desse segni palesi di squilibrio mentale, qualcosa bisognerebbe pur fare. Ebbene, chi potrebbe negare che siamo ormai di fronte ad un individuo in cui le perversioni sessuali, la passione smisurata per il potere e l’assoluto disprezzo delle regole hanno determinato una mistura i cui caratteri patologici sono di totale evidenza e persino per un inesperto di facile lettura?”.
Alberto Asor Rosa, il manifesto 25/01/2011

“Un’alleanza repubblicana deve avere dei promotori che indichino gli obiettivi e decidano la leadership. I promotori si sono già manifestati: Bersani, cioè il Partito democratico unito su questa linea e Casini, cioè l’Udc, o forse il Polo della nazione che comprende anche Fini e Rutelli. (…) Una volta perfezionata l’alleanza e il cartello elettorale, i promotori debbono chiedere al Presidente della Repubblica lo scioglimento delle Camere per la loro manifesta impossibilità di legiferare”.
Eugenio Scalfari, la Repubblica, 13/02/2011
“Il governo Berlusconi, e la sua maggioranza parlamentare obbediente ‘perinde ac cadaver’, è entrato in un crescendo di eversione che mira apertamente a distruggere i fondamenti della Costituzione repubblicana e perfino un principio onorato da tre secoli: la divisione dei poteri. Di fronte a questo conclamato progetto di dispotismo proprietario chiediamo alle opposizioni (all’Idv che si riunisce domani, al Pd che dell’opposizione è il partito maggiore, ma anche all’Udc e a Fl, che ormai riconoscono l’emergenza democratica che il permanere di Berlusconi al governo configura) di reagire secondo una irrinunciabile e improcrastinabile legittima difesa repubblicana, proclamando solennemente e subito il blocco sistematico e permanente del Parlamento su qualsiasi provvedimento e con tutti i mezzi che la legge e i regolamenti mettono a disposizione, fino alle dimissioni di Berlusconi e conseguenti elezioni anticipate. Se non ora, quando?”.
Andrea Camilleri, Paolo Flores d’Arcais, Dario Fo, Margherita Hack, Franca Rame, Barbara Spinelli, Antonio Tabucchi, Furio Colombo, Roberta De Monticelli e Marco Travaglio, appello MicroMega-Il Fatto quotidiano, 22/02/2011

“Ma adesso l’impegno a fermare quest’uomo infinitamente ricattabile perché incapace di controllare la sua sessualità deve esser esplicitamente preso dai responsabili politici tutti, dalla classe dirigente in senso lato, e non solo detto a mezza voce. E’ una specie di sermone che deve essere pronunciato, solenne come i giuramenti che costellano la vita dei popoli. Un sermone che non deleghi per l’ennesima volta il giudizio morale e civile alla magistratura. Che pur rispettando la presunzione d’innocenza, certifichi l’esistenza di un ceto politico determinato a considerare l’evidenza dello scandalo e a trarne le conseguenze prima ancora che i tribunali si pronuncino. Ci sono reati complessi da districare, per i giudici. Questo non vieta, anzi impone alla politica di delimitare in piena autonomia la dignità o non dignità dei potenti”.
Barbara Spinelli, la Repubblica, 19/01/2011

“Il colpo finale è mancato ma la crisi continua, come un torrente che ogni tanto s’insabbia ma non cessa di scorrere. Quel che c’è, dietro l’apparenza, è la difficile ma visibile caduta del berlusconismo: caduta gestita da uomini che nel ’94 lo magnificarono, lo legittimarono. E’ un Termidoro, attuato come nella Francia rivoluzionaria quando furono i vecchi amici di Robespierre a preparare il parricidio. Non solo le rivoluzioni terminano spesso così ma anche i regimi autoritari: in Italia, la fine di Mussolini fu decretata prima da Dino Grandi, gerarca fascista, poi dal maresciallo Badoglio, che il 25 luglio 1943 fu incaricato dal re di formare un governo tecnico pur essendo stato membro del Partito fascista, responsabile dell’uso di gas nella guerra d’Etiopia, firmatario del Manifesto della Razza nel ’38. (…) Oggi non abbiamo alle spalle una guerra perduta, e questo complica le cose. Abbiamo di fronte una guerra d’altro genere – il rischio di uno Stato in bancarotta – e ne capiremo i pericoli solo se ci cadrà addosso. L’impreparazione del governo a un crollo economico e a pesanti misure di rigore diverrebbe palese. Anche la natura dei due regimi è diversa: esplicitamente dittatoriale quello di Mussolini, più insidiosamente autoritario quello di Berlusconi. Il suo potere d’insidia non è diminuito, soprattutto quando nuota nel mare delle campagne elettorali o quando mina le istituzioni”.
Barbara Spinelli, la Repubblica, 15/12/2010

15 aprile 2011

La premessa al golpismo di Asor Rosa

Così, nel novembre scorso, Barbara Spinelli teorizzava l’abbattimento del tiranno: non un governo tecnico, non il voto degli elettori, ma un’alleanza di ribaltone per liquidare Berlusconi con un decreto

“Sono settimane ormai che l’annuncio è nell’aria: il governo Berlusconi sta finendo, anzi è già finito. Il suo regno, la sua epoca, sono morti. E’ sempre lì sul palcoscenico, come nelle opere liriche dove le regine ci mettono un sacco di tempo a fare quel che cantano, ma il sipario dovrà pur cadere”.

“Chi vagheggia governi tecnici o elezioni subito, a sinistra, parla di regime ma ne sottovaluta le risorse, la penetrazione dei cervelli”.

“Un regime fondato sull’antipolitica – o meglio sulla sostituzione della politica con poteri estranei o ostili alla politica, anche malavitosi – può esser superato solo da chi è stato detronizzato. Nessun tecnico potrà resuscitare le istituzioni offese. Può farlo solo la politica, e solo se essa si dà del tempo prima del voto”.

“Capire il regime vuol dire liberare quello che esso ha calpestato, e quindi non solo mutare la legge elettorale. Non è quest’ultima a rendere anomala l’Italia: se così fosse, basterebbe un gesto breve, secco. Quel che l’ha resa anomala è l’ascesa irresistibile di un uomo che fa politica come magnate mediatico. Berlusconi ha conquistato e retto il potere non malgrado il conflitto d’interessi, ma grazie ad esso. Il conflitto non è sabbia ma olio del suo ingranaggio, droga del suo carisma. La porcata più vera, anche se tabuizzata, è qui. La privatizzazione della politica e dei suoi simboli (non si governa più a Palazzo Chigi ma nel privato di Palazzo Grazioli) è divenuta la caratteristica dell’Italia”.

“La profonda diffidenza verso una società bene informata (per Kant è l’essenza dei Lumi) caratterizza il suo regime. ‘Non leggete i giornali!’ – ‘Non guardate certi programmi tv!’. Gli italiani devono restare nel sottosuolo, eternamente incattiviti. Altro che allegria. E’ sulla loro parte oscura, triste, che scommette. Qualsiasi governo che non si proponga di portar luce, di riequilibrare il mercato dell’informazione, fallirà”.

Per questo è importante un governo di alleanza costituzionale che raggiusti le istituzioni prima del voto, e un ruolo prioritario è riservato non solo a Fini ma alle opposizioni. Fini farà cadere il premier ma l’intransigenza sul conflitto d’interessi spetta alla sinistra, nonostante gli ostacoli esistenti nel suo stesso seno. Del regime, infatti, il Pd non è incolpevole. Fu lui a consolidarlo con un patto preciso: la conquista di suoi spazi nella Rai, in cambio del potere mediatico del Cavaliere”.

“Se davvero si vuol uscire dall’anomalia, è all’idea di Sylos Labini che urge tornare: all’ineleggibilità di chi è titolare di una concessione pubblica, secondo la legge del 30 marzo ’57. D’altronde non fu Sylos a dire che l’ineleggibilità è la sola soluzione”.

Barbara Spinelli
(La Repubblica, 17/11/2010)

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