UNO SCHIAFFO POLITICO E MORALE AI KAMIKAZE DEL CENTRO-DESTRA

Sul ritorno al nucleare, al centro-destra serve un manrovescio dagli italiani: Pdl e Lega, insieme a Udc e Fli, non hanno ancora capito cosa vogliono i cittadini. Ma ci penserà il referendum a scuoterli dal loro ottuso atteggiamento, perché di fronte alla tragedia del Giappone i nuclearisti dovrebbero aprire la bocca solo per chiedere scusa al Paese. Il terremoto e lo tsunami hanno causato più di 21.000 tra morti e dispersi, centinaia di migliaia di sfollati, tonnellate di generi alimentari contaminati, tracce di radiazioni nell'acqua piovana e nelle polveri, l'intero polo nucleare di Fukushima inutilizzabile, danni per miliardi di euro ed uno squarcio perenne nella coscienza di un'intera nazione: queste le conseguenze prodotte in soli 9 giorni dal disastro in Giappone. Il Governo e i suoi ex alleati hanno bisogno di uno schiaffo politico perché, di fronte ad una tale tragedia, hanno ancora il coraggio di parlare a favore del nucleare. E c'è chi fa di peggio.
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La pausa di riflessione invocata ieri da esponenti dell’Esecutivo, oggi da qualche amministratore locale del centrodestra e magari domani dallo stesso premier, non fa che aggravare la linea della maggioranza in fatto di politica energetica: ogni piccola titubanza segnala un’enorme perplessità che non possiamo permetterci, perché semplicemente o il nucleare è sicuro, oppure non lo è. Berlusconi ora firmi un altro ridicolo contratto con gli italiani: garantisca che una tragedia come quella dell’11 marzo non potrà accadere in Italia e si impegni a pagare, in caso contrario, le opportune penali. Lo faccia, se crede davvero che il nucleare sia la scelta giusta. Altrimenti ammetta la propria incapacità di guidare in modo responsabile il Paese e se non altro, dopo aver cercato di boicottare i referendum, sia capace almeno di accettare le conseguenze della lezione che ci arriva dalle sofferenze della popolazione nipponica.

Che alle spalle di molti nuclearisti vi siano i burattinai dei gruppi economici lo si comprende quando si adotta la strategia del “not in my back yard”, cioè “non nel mio cortile”: le poche Regioni che si dicono favorevoli all’utilizzo di energia atomica ci tengono subito a precisare che però, guardacaso, non sarà mai possibile costruire centrali nel loro territorio per i motivi più disparati. La verità è che a qualcuno conviene: e chi se ne importa? Del nucleare, giustamente, hanno paura tutti: per questo L’Italia dei Valori non permetterà che gli interessi finanziari siano anteposti a quelli della sicurezza delle nostre famiglie. Anche la Chiesa, di fronte alla drammatica situazione giapponese, ha dovuto ammonire la politica invitandola a garantire una dimensione etica e umana della scienza. Ci sono tante alternative alle centrali atomiche, basta utilizzare le risorse naturali di cui il territorio italiano dispone.

Fonti alternative e rinnovabili, certo, che richiedono finanziamenti di lungo periodo alla ricerca per sviluppare impianti in grado di funzionare a pieno regime: ma l’Italia ha un grosso bacino di gas e petrolio ancora non del tutto sfruttato, a partire dalle risorse della Basilicata. Iniziamo ad ottimizzare i giacimenti esistenti per passare progressivamente all’utilizzo di energie pulite: la green economy è il futuro, per quanto sia questo un concetto elementare il centrodestra pare incapace di capirlo. O forse fa orecchie da mercante.

Poco importa: bene ha fatto il Codacons a presentare ricorso al Tar per il mancato accorpamento di amministrative e referendum nell’election day, dopo che già l’IdV aveva segnalato questo sperpero di 350 milioni di euro alla Corte dei Conti. In ogni caso, quei kamikaze che continuano a dirsi favorevoli al nucleare riceveranno un calcio nel sedere con il voto dei referendum: dovranno quindi compiere presto un atto di necessaria umiltà, porgendo l’altra guancia alla volontà popolare che ormai è stufa dei cialtroni che ci governano.

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