Lettera al direttore de Il Dialogo sulla nonviolenza sempre e in qualsiasi circostanza

Caro direttore, ho letto il suo lungo articolo in risposta alla mia brevissima ultima mail. Ho letto con attenzione, ma per Miriam Della Croce nihil sub sole novum. Sono argomenti che conosco da anni. E forse per questo lei fa male ad accomunarmi alla “gente comune”, e a mettermi sullo stesso piano di chi in questi “ultimi vent'anni … ha poi deciso di scatenare le guerre” (cito dal suo articolo). Ha sbagliato persona, giacchè ho sempre severamente criticato gli appassionati della guerra.
Anch'io sognerei un mondo senza armi e senza violenza, ma la realtà è altra cosa.
Mi viene il pensiero che lei non abbia figli.
Adesso le faccio un altro piccolo esempio di un caso estremo. Però, la prego, non scriva un altro articolo. Risponda con poche parole al quesito.
Un folle entra in un asilo infantile, tiene sotto ostaggio maestre e bambini. Comincia ad uccidere un bimbo alla volta. Unica possibilità (unica, ovviamente) di fermarlo, è quella di eliminarlo fisicamente. Lei che cosa fa, pur sapendo che in fondo il folle, essendo folle, non è responsabile delle sue azioni, e quindi non colpevole? Lascia che uccida tutti i bimbi, magari anche il suo?

Gesù Cristo predicava contro ogni forma di violenza, però evidentemente si rendeva anche conto che esortare gli uomini del suo tempo a liberarsi delle armi era irrealistico. Infatti, a Simone Pietro che con una spada mozza un orecchio al servo del sommo sacerdote, dice: “Metti la spada nel fodero. Non dovrò bere il calice che il Padre mi ha dato?”. Non gli dice di gettare via la spada, e il motivo addotto per metterla via è che lui deve portare a termine la sua missione. Del resto, non so come avrebbe reagito Gesù, se qualcuno avesse messo le mani addosso alla madre. Quando parlo di legittima difesa, mi riferisco soprattutto alla difesa degli altri, dei deboli, degli innocenti.

Miriam Della Croce

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