Il Piano di rientro sanitario: da necessità  ad opportunità 

“La sfida che il Presidente Vendola ha dichiarato di voler accettare, attuando il Piano di rientro per coniugare qualità ed efficienza del Servizio sanitario regionale, è partita in modo contraddittorio” dichiara Paolo Telesforo, delegato per la Sanità di Confindustria Puglia.

I regolamenti 18 e 19 del 16 e 22 dicembre 2010 non disegnano un vero e proprio riordino della rete ospedaliera regionale. Sanciscono definitivamente la dismissione di presìdi che da tempo erano solo nominalmente ospedali, e tagliano un numero di posti letto per rispettare in modo meramente formale lo standard stabilito nel Patto per la salute e dal Piano sanitario nazionale, che la regione Puglia ha condiviso ed approvato.

Non vi è coordinamento tra la fase di dismissione di strutture ospedaliere, che la Regione dichiara inefficienti e non appropriate, e la fase di allestimento di strutture, servizi di primo intervento, ambulatoriali polispecialistici, a sostegno della medicina di base.

È stato avviato un ridimensionamento dei contratti con le case di cura e le altre strutture sanitarie accreditate, imponendo ai cittadini una limitazione della libera scelta del medico e del luogo di cura – contraria alla legge e già più volte censurata dall’Autorità garante della concorrenza e del mercato – nonostante lo stesso piano di rientro riveli che la regione sostiene un costo annuale per posto letto di 206 mila euro per gli ospedali pubblici e di soli 103 mila per le case di cura private accreditate. Rapporti analoghi sussistono per le prestazioni ambulatoriali.

Così facendo si compromette la vita delle strutture private e delle migliaia di lavoratori da esse impiegati per garantire ai cittadini pugliesi i livelli essenziali di assistenza, senza alcuna garanzia sull’equilibrio dei conti e col rischio di appesantire i prelievi fiscali e i ticket sulle prestazioni sanitarie.

La Giunta regionale ha finora negato al partenariato economico-sociale un normale confronto istituzionale, trincerandosi in una autoreferenzialità che finora ha prodotto soltanto crescenti disavanzi dei conti e crescente sfiducia dei cittadini verso la capacità del servizio sanitario pugliese di corrispondere ai loro bisogni, preferendo rivolgersi ai servizi sanitari di altre regioni con un costo di 285 milioni di euro nel 2009, senza il minimo segnale di inversione.

Confindustria Puglia auspica che il Consiglio regionale emendi i provvedimenti della Giunta per avviare quel percorso virtuoso di allineamento, da tutti auspicato, della sanità pugliese alle migliori esperienze nazionali.

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