Questa volta il merito è anche dei cittadini. I commercianti di Palermo non si sono fatti intimorire e hanno confermato le estorsioni. In carcere sono così finiti Sandro Di Fiore, 33 anni, Gioacchino Intravaia, detto «Sifilitico», 57 anni, Giovanni Sammarco, detto «Enzo», 51 anni, e Domenico Giordano, 54 anni. I quattro, boss dei clan di Resuttana, Tommaso Natale e Partanna Mondello, sono accusati, a vario titolo, di associazione mafiosa ed estorsione.
Le ndagini hanno preso il via dalla testimonianza dei collaboratori di giustizia. Tra questi Salvatore Giordano, neo pentito della cosca Resuttana di Palermo che da mesi collabora con i magistrati della Direzione distrettuale antimafia di Palermo. Salvatore Giordano ha fatto arrestare il fratello Domenico che, approdato al crimine partendo dal mestiere di pescivendolo, è accusato di essere il referente mafioso nella zona di Partanna Mondello e dello Zen e di aver intrattenuto rapporti con diversi esponenti di Cosa nostra, tra cui Giovanni Cusimano e Francesco Franzese.
Come Giordano, mafioso pescivendolo, anche Sandro di Fiore – che per anni ha svolto il mestiere di fioraio – è stato incastrato da un pentito, Manuel Pasta. Gli investigatori però sottolineano il fondamentale ruolo delle vittime del pizzo. Grazie alla loro collaborazione, e all’ammissione di aver subito richieste estorsive, si è avviata l’indagine che, condotta dai pm Marcello Viola, Lia Sava, Gaetano Paci, Annamaria Picozzi e Francesco Del Bene, ha consentito di ricostruire la mappa del racket delle estorsioni nei quartieri storici di Palermo.