La Commissione norvegese del Nobel, ogni tanto prende qualche abbaglio nell'assegnare la lusinghiera onorificenza, ma se leggiamo l'intervista che Samia Walid, membro dell'Associazione rivoluzionaria delle donne afghane, ha rilasciato alla giornalista Cristiana Cella (Unità del 31 ottobre), ci rendiamo conto che assegnare il premio Nobel per la pace ad Obama, è stata una madornale cantonata. Ne trascrivo alcune righe: “I talebani fanno comodo a molti. Pakistan e arabia Saudita controllano parte del paese attraverso di loro e servono agli Usa per giustificare l'occupazione e prolungare la guerra. E' una politica di inganni. Da una parte li combattono e li chiamano terroristi e lo spauracchio dei talebani è sbandierato dai media continuamente. Dall'altra fanno accordi per riportarli al governo…Parlano di ritiro ma mandano altri soldati, altri mezzi, nuove bombe…Ci sono in ballo il controllo di un'area strategica e enormi business come le armi, gli aiuti internazionali, la droga…Come si può chiamare pace la devastazione delle bombe a grappolo? O costruire una democrazia con una coalizione di dittatori e liberare le donne mettendo al potere dei fondamentalisti ferocemente misogini?”. Gentili signori della Commissione del Nobel, il vostro regolamento non prevede per caso la possiblità di annullare l'onorificenza?
Veronica Tussi