Alessio Mezzalama : Afghanistan, terre lontane orizzonti vicini

L’Afghanistan, è una terra dal fascino discreto, martoriata da tanti anni da guerre ed interessi economici camuffati dietro una teocrazia oscurantista che è stata capace di compiere uno degli scempi più grandi della storia del patrimonio artistico mondiale, quello di cancellare dalla faccia della terra, i Buddha di Bamiyan. Le statue erano due enormi sculture del Buddha scolpite nelle pareti di roccia della valle di Bamiyan, una delle quali, alta 38 metri e risaliva a 1800 anni fa, l'altra, alta 53 metri di 1500 anni fa circa. Nel 2003 furono inserite nella lista dei Patrimoni mondiali dell'umanità dell'UNESCO, però distrutte nel 2001 dai talebani. A tener viva nella memoria l’aura di questo Paese è lo sguardo profondo e suggestivo proposto da Alessio Mezzalama nel ciclo di opere dal titolo “Terre Lontane”, realizzate nel 2004. In queste iconografie si concentrano materiali e contenuti simbolici che tramandano riflessioni, sensazioni ed emozioni “calde”, espresse attraverso l’uso di materiali primitivi. I suoi quadri sono un connubio tra ricerca espressiva primordiale del materiale e raffinatezza di segno e gesto. Si potrebbero definire dei bassorilievi polimaterici, composti da stucchi, gessi e prevalentemente terre, raccolte in diversi parti del mondo, posizionate, stratificate e plasmate con mistica intelligenza. Terre colorate che parlano di deserto, gesti, sguardi, dove s’immaginano profumi e suoni. Le scritte in arabo rappresentano pensieri criptici, enigmi e speranze racchiuse nelle preghiere. Nel ritratto di Ahmad Shāh Massoud, simbolo della resistenza afghana contro i talebani, assassinato l’antivigilia dell’11 settembre 2001, tutt’ora eroe nazionale, il presumibile deterioramento dei materiali porta la mente a meditare sulla trasformazione e l’evoluzione della Materia portata dal trascorrere del Tempo, invitando a riflettere sulla caducità delle cose e dell’uomo, nell’accezione positiva di vita autentica heiddegeriana. Mezzalama parla del significante rapporto dell’ Uomo con “Madre-Terra” , della pregnante esigenza e dovere di un popolo alla costruzione di una identità sociale e nazionale, nel quale riconoscersi. L’analisi dell’aspetto totemico, intenso e mistico nelle opere che narrano la guerra in Afghanistan, è fonte di una meticolosa ricerca antropologica fatta dell’artista, mentre la presenza di isolate parti anatomiche poste sopra ad una sorta di “altare”, evocano l’atto di una “mutilazione” dell’oggetto sacrificale, riportando il pensiero ad un rito apotropaico atto a propiziare la benevolenza divina.

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