DDL LAVORO: CASTRO, INVESTIRE SU RELAZIONI INDUSTRIALI PER USCIRE DALLA CRISI

di Federico Gennaccari

Torna nell'aula del Senato il disegno di legge collegato sul lavoro che la Camera ha modificato dopo il rinvio del provvedimento da parte del Quirinale. Ne parliamo con il relatore Maurizio Castro.

Non sarà l'ultimo passaggio per questo disegno di legge?
“No. Sarà necessario un ulteriore passaggio a Montecitorio poiché abbiamo posto rimedio al colpo di mano dell'opposizione alla Camera quando un emendamento dell'ex ministro Damiano aveva svuotato il senso dell'arbitrato che viene scelto dalle parti all'inizio del loro rapporto di lavoro. Infatti l'emendamento Damiano prevedeva che di volta in volta il lavoratore decidesse, una volta insorta la controversia, se andare dal giudice o dall'arbitro, una tipica valutazione opportunistica 'ex post'. Noi abbiamo invece ripristinato lo spirito originario della norma prevedendo che sia un patto preventivo e generale tra le due parti a stabilire che tutte le controversie di lavoro che dovessero insorgere durante il rapporto fossero affidate all'arbitro”.

Un iter travagliato per un disegno di legge che affronta questioni delicate come la modernizzazione dei rapporti di lavoro in un momento particolare come quello che sta vivendo l'industria italiana?
“Ci sembra provvidenziale che questo provvedimento venga approvato in questa stagione (vedi vicenda Pomigliano o il negoziato in corso per la riscrittura delle regole nel settore metalmeccanico). Infatti indichiamo che una delle vie per uscire dalla crisi è proprio quella di investire nelle relazioni industriali cioé nel valore dell'autonomia delle parti sociali e nella loro capacità di risolvere in prospettiva partecipativa le questioni organizzative e produttive proposte dalla grande competizione internazionale. Questa riforma del processo del lavoro che ha il suo fulcro nel potenziamento dell'arbitrato dà alle parti uno strumento dinamico, flessibile, affidabile e a basso costo per risolvere le loro controversie. Pensiamo che nel caso dei tre operai di Melfi con l'arbitrato anziché avere quattro livelli di giudizio per un tempo stimato di almeno nove anni ci troveremmo dinanzi ad una soluzione con un solo grado di giudizio e in soli tre mesi”.

Come è stato modificato il testo per rispondere alle osservazioni del Quirinale?
“Il presidente aveva chiesto che nella fase iniziale del rapporto di lavoro venisse offerta una maggior garanzia al lavoratore dipendente cosa che noi abbiamo adempiuto consentendo che l'arbitrato per il contratto individuale possa essere scelto solo superato il periodo di prova ed escludendo dalle materie arbitrabili il licenziamento”.

C'è grande attesa per questo provvedimento. Quando diventerà legge?
“Sull'attesa mi limito a ricordare che l'11 marzo scorso, cioè prima del messaggio con cui il presidente Napolitano ha rinviato il testo al Parlamento, tutte le associazioni datoriali e sindacali, esclusa la Cgil, renitente alla modernità, avevano sottoscritto un'intesa in cui si impegnavano ad applicare a realizzare tempestivamente ed efficacemente il nuovo modello di arbitrato previsto dalla legge. Ora i tempi si sono un po' allungati, comunque entro la prossima settimana il Senato approverà il ddl che passerà alla Camera per l'ultimo voto. Tutto lascia prevedere che già da novembre il testo diventerà legge a tutti gli effetti e finalmente un altro importante passo nella modernizzazione del diritto del lavoro in Italia sarà compiuto secondo una logica che dovrà diventare sempre più pervasiva: meno legge più contratto, in altre parole più sussidiarietà”.

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