CAMERA: COMPAGNA, FINI SI DIMETTA DA PRESIDENZA. ADESSO NON GARANTISCE PIU’ RUOLO NEUTRO

di Dario Caselli

Dimissioni sì, dimissioni no. Sembra essere questo il tormentone politico degli ultimi giorni, che investe il presidente della Camera, Gianfranco Fini, dopo il suo intervento di Mirabello. Un intervento nel quale ex leader di An ha annunciato la fine del Pdl e l'inizio di un nuovo partito. Da qui il tormentone sull'opportunità che Fini sia allo stesso tempo presidente della Camera e protagonista di questa nuova stagione politica. Conflitto che si muove all'interno dei delicati meccanismi costituzionali, sospeso tra diritto da un lato e opportunità politica dall'altro. Tra chi sostiene le ragioni delle dimissioni di Fini dallo scranno più alto di Montecitorio e chi, invece, rispedisce al mittente queste richieste. Tra i sostenitori della prima soluzione c'è il senatore Compagna convinto che sia “auspicabile un passo indietro del presidente Fini”.

Senatore, dopo Mirabello in molti chiedono a gran voce le dimissioni di Gianfranco Fini. E' d'accordo?
“La mia convinzione è che si tratti di una necessità dettata dall'attuale fase politica e costituzionale. Cerchiamo di fare il punto della situazione: all'inizio della Legislatura nessuno poteva prevedere nè ipotizzare che nascessero nuovi gruppi di parlamentari e che scegliessero come proprio riferimento il presidente della Camera. Questo invece è accaduto alla fine di luglio ed alla ripresa politica di settembre a Mirabello si è precisato che questi gruppi parlamentari non hanno alcuna intenzione di tornare nel gruppo di provenienza. Inoltre la proposta politica del presidente della Camera si è addirittura sintetizzata in una sorta di patto di legislatura offerto al presidente del Consiglio. A questo punto i riflessi costituzionali ed istituzionali della cronaca politica cominciano a sfiorare il grottesco”.

In che senso?
“Nel senso che come è possibile in una democrazia parlamentare che il presidente della Camera proponga un patto di legislatura al presidente del Consiglio? Non dobbiamo dimenticare che alla pausa estiva ci eravamo lasciati non solo con la nascita di nuovi gruppi parlamentari ma anche in attesa di un importante passaggio parlamentare di chiarimento, di responsabilità e di trasparenza da parte del governo. Ora se l'intervento di Mirabello segna la nascita di una proposta politica in itere di un nuovo partito politici, che ha come suo fondatore e non certo come cofondatore Fini, mi sembra che il buon senso e il buon gusto istituzionale implichi che il presidente della Camera sia persona diversa dal personaggio di riferimento politico dei nuovi gruppi parlamentari”.

In pratica sta chiedendo a Fini di dimettersi?
“Il mio è un auspicio affinchè con molto equilibrio si possa arrivare al chiarimento in Aula in un clima di massima trasparenza parlamentare. Comprendo che tutto ciò possa essere letto come un momento procedurale, ma credo che sia un aspetto irrinunciabile. Il governo ha intenzione di fare comunicazioni al Parlamento su come valuta e come risponde all'iniziativa politica di Gianfranco Fini. E' evidente che in questa situazione tra il presidente della Camera e Fini si è aperto un profilo che va distinto e che lo porterà prima o poi a dover operare una distinzione. Si immagina cosa potrà accadere? Un dibattito alla Camera nel quale il Fini di Mirabello parla per bocca e con l'eco di Bocchino o di Moffa. Davvero una situazione ai limiti del paradosso”.

Quindi un passo indietro prima che il governo arrivi per chiedere la fiducia sui cinque punti?
“Ma certo. Sarebbe più corretto, più elegante da parte di tutti. Non mi piacerebbe un dibattito nel quale Fini spiega che non si sente di presiedere e lascia la presidenza alla Bindi o a Buttiglione. La mia convinzione è che la democrazia parlamentare è fatta di procedure, di ambiti, di limiti dove si cercano di rispettare le forme ma non per questo di essere ipocriti. Le forme sono un momento di garanzia e non di ipocrisia della democrazia parlamentare”.

Qualcuno però ha accusato di analfabetismo costituzionale chi chiede le dimissioni di Fini. O addirittura di violare la Costituzione…
“Dispiace sentir parlare di analfabetismo costituzionale. Rispetto le ragioni di chi lo dice, però penso che nella democrazia liberale ognuno si assume le proprie responsabilità nel rispetto delle idee diverse. Senza ipocrisia. E' chiaro che la presidenza di un'assemblea parlamentare ha un profilo politico però nel senso di garanzia, neutro. Adesso ci troviamo di fronte ad una situazione un pò nuova. Il presidente della Camera è prassi che non voti e che non sia iscritto a nessun gruppo politico. Può ritenersi estraneo al gruppo di Fli lui ci ha detto di non esserlo e che lo ha ribadito a Mirabello?”.

Da qui l'idea di farsi promotore di un'iniziativa che porti alle dimissioni del presidente Fini…
“La mia intenzione non è di scatenare una rissa. E' chiaro che per riuscire ad essere un momento di chiarificazione la mia proposta avrà la massima discrezione, la massima compostezza. Con la massima trasparenza e con la massima rapidità. Certo mi rendo conto che è una situazione nuova ma in quel territorio tra il diritto e la politica costituzionale non tutto è ascrivibile a precedenti identici”.

Rimane però il fatto che la nostra Costituzione non prevede un sistema per porre Fini nella condizione di dimettersi…
“Nulla si impone a nessuno. Su questo punto di vista conto molto sull'elegante, la sobrietà, la discrezione e l'esperienza di un Capo dello Stato che è stato presidente della Camera in una legislatura particolarmente difficile e drammatica in alcuni aspetti quale fu quella fra il '92 ed il '94”.

Bossi ha annunciato la volontà di chiedere un incontro al presidente Napolitano finalizzato alle dimissioni di Fini. E' d'accordo?
“Sì, anche se rimango dell'idea che non tutto può svolgersi in piazza. Non possiamo passare da un'estate in cui si annunciano piazza, appelli all'opinione pubblica ad una ripresa politica nella quale si mettono in rissa i meccanismi istituzionali e parlamentari previsti di fronte ad una situazione pur se nuova, non prevista e forse non prevedibile. Ma è evidente che ci si trova di fronte ad un dato politico, quello di Mirabello, che non c'era rispetto alla fine di luglio, quando furono annunciati i nuovi gruppi parlamentari. Adesso si è verificato un chiarimento che ha approfondito il legame, il rapporto strettissimo fra Gianfranco Fini e Fli. È evidente che si trova sovraesposto alla sua carica di presidente della Camera in conseguenza di una sua libera scelta. La stessa libertà che adesso deve essere garantita ai passaggi istituzionali che la democrazia italiana si accinge a fare”.

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