DIRITTO DI VOTO: Perché il Popolo della Libertà  va in piazza

Perché il Popolo della Libertà va in piazza per difendere il diritto di voto in Lombardia e Lazio? Perché, oltre a percorrere tutte le vie della giustizia amministrativa, non è illogico pensare ad una soluzione politica concordata?
Per capire la portata di quello che sarebbe diversamente un durissimo colpo, un colpo senza precedenti, inferto alla democrazia, basta guardare a che cosa rappresentano queste due regioni.

Con 9,8 milioni di abitanti la Lombardia è la più popolosa, ricca e dinamica regione d’Italia. Con 5,6 milioni di abitanti il Lazio è, assieme alla Campania, la seconda regione più popolata. Se si andasse al voto privando il centrodestra dei suoi candidati e delle sue liste, 15 milioni e mezzo di cittadini, un terzo del corpo elettorale chiamato alle urne alle Regionali, resterebbe privo di una rappresentanza politica e amministrativa vera.
Il Lazio è la regione della Capitale, la Lombardia quella del capoluogo economico e produttivo. Nelle due regioni assieme si crea la metà della ricchezza del Paese e c’è la più alta concentrazione di eventi sociali, culturali, turistici.

E’ possibile far svolgere elezioni così monche? D’accordo, c’è il rispetto delle regole formali e ci si appella, per la presentazione delle liste del PdL nel Lazio, ad un presunto e controverso ritardo di alcuni minuti. Quanto alle candidature a governatore in Lazio e Lombardia, siamo alle prese con i criteri di convalida di una parte minima delle firme (nel Lazio di una firma).
Vedremo come si pronunceranno i Tar ed eventualmente il Consiglio di Stato. Ma al tempo stesso, siccome è stato detto che in questi casi “la forma è la sostanza”, ci domandiamo dov’è la forma e dove la sostanza.

Le libere elezioni sono la base e la quintessenza della democrazia. Privare del diritto di scelta un terzo degli elettori, un quarto del Paese, e le due principali regioni e metropoli italiane, è un fatto di forma o di sostanza?
Qui siamo di fronte ad un fatto di sostanza che non ha precedenti nel mondo occidentale. Escludere dal voto un terzo di chi ne ha diritto, e tutti della stessa parte politica, avrebbe conseguenze devastanti per la nostra credibilità democratica e per il sistema politico interno. Governerebbe chi non ne ha il diritto, nelle due aree d’Italia più strategiche.

Su questo si deve ragionare, avendo il PdL già ammesso errori e disattenzioni laddove ci sono stati. E’ il momento però che questa vicenda esca dalla sfera del folklore politico (che esiste da quando esistono i partiti e la democrazia, e c’è dappertutto), per salire ad un livello di considerazione più alto.
Le istituzioni, le forze politiche compresa l’opposizione, gli stessi organi d’informazione non possono non rendersene conto. Non può non renderserne conto chiunque abbia a cuore la democrazia.

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