A LECCE, figli e figliastri!

Le zone blu, si sa, sono un incubo per i leccesi, che si vedono quotidianamente tartassati (e tassati) dalla necessità di dover pagare onerosi balzelli per poter lasciare in sosta la propria vettura. Di tanto risentono soprattutto gli impiegati ed i commessi che per ragioni di lavoro si devono recare quotidianamente in centro ove devono lasciare in sosta l’auto per lunghi periodi. La tariffa del parcheggio diventa un costo che, a fine mese, si fa sentire su stipendi sempre più inadeguati a causa della crisi e dell’aumento di tutte le spese essenziali.
Eppure c’è chi gira in lungo ed in largo la città senza spendere un centesimo per il parcheggio.
Abbiamo colto alcuni giorni fa una vettura che, parcheggiata in una strada del centro in zona delimitata da strisce blu, esponeva sul cruscotto un permesso che autorizzava lo sconosciuto suo possessore a sostare in tutte le aree tariffate cittadine senza esporre titolo di pagamento.
Per quanto ne sappiamo, di questi permessi ne girano un bel po’, e ci domandiamo: come si fa ad averne uno? Quali sono i criteri che l’assessorato alla mobilità del COMUNE DI LECCE segue per rilasciare tali concessioni? Chi sono i beneficiari di questi permessi illimitati?
Al sottoscritto Giovanni D’AGATA, componente del Dipartimento Tematico Nazionale “Tutela del Consumatore” di Italia dei Valori, non può che stigmatizzare questo comportamento e gli piacerebbe che l’assessore o chi per lui ce lo dicesse, o, meglio, lo dicesse ai cittadini, a quelle commesse che quotidianamente lasciano in parcheggio alla SGM una sostanziosa quota del loro stipendio.

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy