di Pierfelice Zazzera
Nella notte fra il 14 e il 15 giugno Peppino Basile, consigliere comunale a Ugento e consigliere provinciale dell'Italia dei Valori nella provincia di Lecce, è stato assassinato con 19 coltellate. Le prime reazioni di quell'omicidio furono immediatamente di dire che eravamo di fronte a un omicidio di tipo passionale e che ci fossero dietro moventi di natura personale e familiare.
Per la verità la prima voce che venne alla luce fu quella del sindaco. Noi non abbiamo mai creduto che dietro l'omicidio Basile ci fosse il movente passionale. In realtà Basile ha sempre denunciato quello che chiamava “il sistema” in una realtà come quella del Salento, che vedeva insieme l'illegalità di alcuni esponenti della Pubblica Amministrazione, gli interessi criminali e gli interessi dell'imprenditoria a discapito del territorio, della gente e dei cittadini ugentini.
Lo ha fatto denunciando le discariche, gli interessi della Erg intorno alla costruzione di un grande parco eolico nei pressi di Ugento. Lo ha fatto rispetto ad un mega villaggio che è stato costruito all'interno di un parco naturale.
A un anno di distanza stiamo ancora brancolando nel buio: non ci sono arresti, non ci sono indagati, non se ne conosce il movente. Sappiamo solo che 3 giovani sono stati fermati dalla Polizia. Interrogati e rilasciati, sono gli autori materiali delle scritte sui muri che per 2 anni hanno accompagnato la vita di Peppino Basile, che lo minacciavano di morte. Questi 3 giovani, sappiamo per loro stessa ammissione apparsa sui giornali locali, sono 3 esponenti di Alleanza Nazionale. Uno di questi è persino nipote del sindaco.
Per aver denunciato questa vicenda sono stato anche querelato dal sottosegretario Mantovano, che ha considerato in una sua intervista un omicidio dalla rapida soluzione.
A oltre un anno di distanza questa rapida soluzione ancora non c'è. Malgrado l'impegno di tante persone per bene. A cominciare da Don Stefano Rocca, il parroco di Ugento che insieme a noi con la sua capacità e la voglia di rompere il sistema di omertà che accompagna questo omicidio irrisolto, sta cercando di squarciare il velo. Cominciano a venir fuori anche le voci discordanti, le voci dissonanti, il dissenso rispetto a tutto questo. Compreso la pubblicazione di un libro che si chiama “Il sistema” dove sono raccolte le battaglie di Peppino Basile.
Peppino Basile non è morto perché qualcuno si è alzato di notte e ha deciso di ucciderlo, come disse il giornale “Il Messaggero”, perché andava con le minorenni. Peppino Basile è un pubblico amministratore, è un consigliere comunale e provinciale eletto dai cittadini che faceva semplicemente il proprio dovere. Cioè quello di chiedere che la Pubblica Amministrazione fosse amministrata in maniera trasparente, legale. Che prima di tutto ci fosse il bene comune della collettività.