L’evasione fiscale in Italia

E’ un fatto che non può essere smentito: il sistema fiscale italiano è iniquo.
Questo giudizio si basa sull’attuale sistema di pagamento delle tasse vigente nel nostro Paese: che avviene alla fonte per tutti i lavoratori dipendenti – anche se volesse evaderle non potrebbe farlo – in quanto il reddito netto mensile erogato dai propri datori di lavoro è già depurato della quota di prelievo fiscale che questi ultimi versano nelle casse dello Stato per conto dei prestatori d’opera subordinati.
La situazione è completamente diversa per i lavoratori autonomi che, se vogliono, possono sottrarsi a questo dovere tributario,evadendo o eludendo le tasse, con le quali è bene ricordarlo, vengono pagati i servizi che lo Stato eroga ai cittadini quali sanità,scuola,giustizia,sicurezza pubblica.
Ma a quanto ammonta il fenomeno dell’evasione fiscale in Italia?
I miliardi di euro sottratti al fisco sono ben 200(quattrocentomilamiliardi di vecchie lire) una cifra mostruosa,relativa al 2006 secondo i dati elaborati dall’Istat(l’istituto centrale di statistica).
Si tratta di un fenomeno di massa che interessa in particolare i servizi alla persona,il commercio,la ristorazione e le costruzioni.
Risulta invece in lieve ribasso, nel periodo 2001-2006,la quota complessiva dell’economia sommersa che viene stimata al 16,1% del PIL(prodotto interno lordo, cioè la ricchezza prodotta dal nostro Paese)pari a circa 230-250 miliardi di euro.
Ma come combattere l’evasione fiscale?
Innanzitutto è necessario potenziare ed evolvere l’utilizzazione delle banche dati che risiedono nell’anagrafe tributaria e allo stesso tempo aggiornare lo strumento del redditometro.
Quest’ultimo rivisto e aggiornato,per esempio con dati che oggi dimostrano meglio il tenore di vita,come possono essere i viaggi all’estero o i club per i figli,potrebbe facilitare gli accertamenti automatici,ovvero i cosiddetti accertamenti sintetici,dando un contributo importante alla lotta all’evasione con un minore impiego del lavoro degli uffici tributari.
Nel 2007 sono stati chiusi più di mille esercizi commerciali per non aver emesso lo scontrino o la ricevuta fiscale,come prescritto dalla legge.
In media sette esercizi su dieci visitati dal fisco:negozi di abbigliamento,bar,ristoranti e pizzerie,insieme con i panettieri,guadagnano le prime posizioni nella classifica dei più distratti.
L’Agenzia delle entrate e la Guardia di finanza,nel periodo che va dal novembre 2006 alla fine del 2007,hanno effettuato più di 180.000 controlli su tutto il territorio,riscontrando 125379 violazioni alla normativa(69%).
La sospensione dell’attività nella quasi totalità dei casi è stata di 3 giorni,ma non mancano sanzioni più pesanti come quella inflitta a un ristorante fiorentino,chiuso per 12 giorni dopo 24 violazioni,o a un grande parcheggio di Genova,chiuso per 9 giorni per essersi “dimenticato” di fare la ricevuta ben 165 volte.
La visita del fisco – ha rilevato l’Agenzia delle entrate-ha spesso sortito effetti positivi sulle attività dell’esercizio sottoposto a controllo: infatti nei giorni immediatamente successivi ai controlli,gli incassi di commercianti e ristoratori sono aumentati in media del 20% rispetto ai 15 giorni precedenti alle constatazioni di violazione.
A livello territoriale l’Umbria sembra essere la regione più attenta al rispetto delle regole sull’emissione di scontrini e di ricevute fiscali:su un totale di oltre 2000 controlli,infatti, sono risultati non in regola appena il 45% dei visitati.
In Campania,al contrario,l’84% degli oltre 21000 controlli ha evidenziato una violazione degli obblighi tributari.
L’Italia possiede insomma un altro primato negativo:è il Paese europeo con la più alta evasione fiscale, con il 48,5% del reddito imponibile che non viene dichiarato.

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