LA LOTTA ALLE MAFIE NON HA COLORAZIONE POLITICA

Componente Commissione Nazionale Antimafia

In questi giorni in Calabria alcuni candidati alle elezioni politiche stanno facendo la campagna elettorale all’insegna dell’antimafia, quasi a voler dimostrare che l’emergenza ‘ndrangheta è emersa solo dopo l’approvazione unanime, da parte della Commissione Parlamentare, della relazione su questa organizzazione criminale. Qualcuno forse ritiene di poter porre il vessillo dell’antimafia sul proprio simbolo elettorale, immaginando così di raccogliere consensi, senza rendersi conto che nel frattempo la ‘ndrangheta continua a spadroneggiare, a gestire le sue attività illecite e a colludere “tranquillamente” con il potere politico ed economico.
Qualche quotidiano calabrese, in barba alla “par condicio”, sembra essere diventato di “proprietà” di singoli candidati.
Non sarà certamente una relazione sulla ‘ndrangheta, peraltro non coraggiosa fino in fondo, ad abbattere il fenomeno e le sue collusioni. Non si può essere “garantisti” quando si siede in Parlamento e poi pensare che siano sufficienti gli “sbandieramenti acclamati” per mettere da parte i mafiosi.
La moralizzazione della politica non può avvenire solo attraverso codici etici, certamente positivi come proposte, ma del tutto inefficienti perché privi di qualsiasi tipo di sanzione. La moralizzazione della politica deve essere supportata da iniziative legislative utili ad abbattere quel “patto scellerato e perverso” tra mafia e politica che nasce quasi sempre, e gli interventi giudiziari di questi giorni, me ne danno ragione, durante le campagne elettorali.
Ed allora, perché, ad esempio, i rappresentanti del PD, dell’Arcobaleno e dell’IDV, maggioranza nell’attuale Parlamento, non hanno convertito in legge la proposta “Lazzati”, da me ripresentata alla Camera dei Deputati nel maggio 2006, e che avrebbe impedito in concreto l’intreccio perverso che, proprio nel momento elettorale, si realizza tra potere mafioso e uomini politici, con effetti devastanti sulle Istituzioni e sulla loro credibilità.
Perché votare per l’indulto che ha finito col favorire anche qualche mafioso.
Perché non approvare l’abolizione del patteggiamento in appello per i mafiosi.
Perché non abolire gli sconti di pena per i mafiosi.
Perché non rendere efficiente la normativa sul voto di scambio.
Perché non approvare una legge sull’inversione dell’onere della prova, necessaria per aggredire i patrimoni illeciti, quasi tutti affidati a prestanomi.
Perché non abolire il gratuito patrocinio per i mafiosi.
Perché, perché, perché………
Non ci si può ricordare della lotta alla mafia solo in campagna elettorale e continuare a garantire un Consiglio regionale la cui maggioranza sembra essere divenuta tale con il supporto elettorale della ‘ndrangheta, per come continua ad emergere dalle varie inchieste giudiziarie.
Non ci si può ricordare della lotta alla mafia solo in campagna elettorale e contemporaneamente lasciar apparire la sanità condizionata dalla ‘ndrangheta solo in provincia di Reggio Calabria, con l’unico fine di non aiutare ad emergere le responsabilità dei soliti “intoccabili”.
Non ci si può ricordare della lotta alla mafia solo in campagna elettorale senza essersi spesi per indagare sulle vere motivazioni che hanno portato al delitto Fortugno.
Non ci si può servire dell’antimafia senza impegnarsi per garantire la sicurezza dei cittadini e la dignità di tutti gli uomini e le donne delle Forze dell’Ordine che quotidianamente, e con grande difficoltà, prestano il loro servizio a tutela di tutti.
La battaglia contro il potere mafioso la si fa sul campo quotidianamente, senza chiudere gli occhi dove conviene, con la consapevolezza di apparire, a volte, impopolari, ma con la certezza di essere garanti dei cittadini onesti.

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