Elezioni anticipate: una strada obbligata

di Arturo Diaconale

Il dilemma non è se andare subito alle elezioni anticipate con l’attuale sistema elettorale o se andarci dopo aver messo in piedi un governo di transizione, incaricato di svolgere come unica funzione quella di cambiare la legge elettorale. Il dilemma è se ci sono o meno i margini per dare vita ad un esecutivo diverso da quello di Romano Prodi che, nel giro di qualche settimana, sia in grado di varare una nuova legge elettorale, vanificando così il referendum di primavera. La differenza non è di poco conto. Perché se i margini per dare vita ad un nuovo governo non ci sono, la scelta delle urne diventa automaticamente obbligata. Quante concrete possibilità, allora, esistono per evitare l’immediato ricorso alle urne e varare un esecutivo di emergenza o di transizione o come altro si voglia nominarlo? L’ipotesi del governo a termine, che faccia l a riforma elettorale entro pochissimo tempo, sta in piedi solo a condizione che ci sia la possibilità di realizzare una qualche intesa tra le diverse forze politiche sul modello a cui ispirarsi per la legge sostitutiva del ‘Porcellum’. Senza intesa, niente governo. E, al momento, questa intesa non c’è. Esiste una semplice sintonia fondata su un comune interesse tra il segretario del Pd, Walter Veltroni e Silvio Berlusconi. Ma, come si è visto, neppure questa comunanza di intendimenti è riuscita a produrre alcun accordo. Anzi, proprio il timore che i due principali partiti potessero realizzare un sistema bipartitico sulla pelle di tutte le altre forze minori, ha provocato una serie di furibondi contraccolpi culminati nella decisione dell’Udeur di uscire dalla maggioranza ed aprire la crisi di governo. Certo, il discorso sulla riforma non è esaurito. Ma nel momento in cui si chiude l’esperienza del governo Prodi e si apre una diversa fase politica, l’egoismo di partito è destinato a pr evalere su ogni altra valutazione. Nessuno tra i partiti minori, sia del centro – sinistra che del centro – destra, sarà mai disposto a rinunciare a garantire la propria sopravvivenza andando al voto con l’attuale legge elettorale in cambio della prospettiva di ritrovarsi con un accordo Veltroni – Berlusconi destinato a cancellarsi. La strada delle elezioni anticipate, allora, diventa non auspicabile ma obbligata. Con tutte le conseguenze del caso, prima fra tutte la resa dei conti tra Prodi e Veltroni. Sempre che il professore non mediti un colpo ‘gobbo’.

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