di Gianfranco Tannino, Monaco di Baviera
Per più di trent'anni lo spettro di un colpo di Stato ha aleggiato sulla storia della Repubblica. I modelli di golpe proposti, pianificati e in alcuni casi portati fin sulla soglia dell'esecuzione si sono susseguiti inesorabili. Golpe alla greca, alla cilena, massonico, da manuale americano. Spesso convergenti con il terrorismo e sempre con lo scopo di condizionare la vita politica del paese. Tutti con unico scopo: mettere il bavaglio alle sinistre. Dal “golpe De Lorenzo” al golpe militar-fascista di Borghese del 1970, fino ad arrivare al 1974 col golpe detto “bianco”, messo in piedi dall'avventuroso ambasciatore Edgardo Sogno.
Ora Repubblica ha trovato dalle carte segrete del Foreign Office l'idea di un colpo di Stato in Italia nel 1976 in cui s'ipotizzava il “Coup d'Etat”, poi scartato perché “irrealistico”.
In Italia ci fu un momento in cui la DC aprì al PCI per governare il Paese e l'uomo di questa apertura fu Moro: Questo fu il motivo del suo assassinio da parte delle Brigate Rosse. Ciò potrebbe far riflettere se come in passato con Frate Mitra, infiltrato nelle BR per acciuffare il gruppo brigatista fondatore da Curcio a Franceschini, non abbiano anche in questa occasione avuto al loro interno qualcuno o più di uno che lavorava per conto di altri per portare a termine quell'azione che portò all'uccisione di Moro e con questa impedire che il PCI di allora, punto di riferimento della classe lavoratrice, potesse giungere al governo.