In morte di Nino Grazzani

IL PROGRAMMA LABURISTA DI BROWN
PER IL FUTURO DELLA GRAN BRETAGNA

IL 3 GENNAIO E' SCOMPARSO A ROMA IL DIRIGENTE DELLA FILEF. E' scomparso ieri a Roma, dopo una breve ma terribile malattia, Nino Grazzani, giornalista, per lunghi anni dirigente della FILEF. Nino Grazzani aveva conosciuto direttamente l'emigrazione italiana nel corso delle sue lunghe permanenze all'estero, in particolare in Germania, da dove era stato corrispondente di “Paese Sera” e dell'Unità. Grande conoscitore della cultura tedesca, era stato collaboratore della Sezione Emigrazione del PCI ed aveva diretto per molti anni la rivista Emigrazione ed Emigrazione Notizie. Aveva seguito con grande attenzione e competenza l'evoluzione del processo di unificazione europeo, redigendo i “dossier Europa” di “Emigrazione”. Dalla fine degli anni '90 collaborava alla rivista “Le Nuove Ragioni del Socialismo”. Alla figlia e alla famiglia di Nino Grazzani va il cordoglio e l'affetto della redazione di Emigrazione Notizie e della FILEF. L'ultimo articolo di Nino Grazzani è dello scorso 7 dicembre. Lo riportiamo integralmente di seguito.

Ci sono voluti tre mesi e tre passaggi politici perché Gordon Brown, da capo del governo e leader del partito laburista britannico, mettesse a punto la sua linea con una scansione dei tempi e un'assunzione di reso instabilità del tutto particolari. Dopo l'insediamento a Downing Street a fine giugno e la sistemazione degli assetti di governo e nel partito, è iniziata la prima fase di ascolto in tutti settori della società britannica; dall'economia alle problematiche sociali, dalle nuove forme di sviluppo a quegli strati, ceti, fasce generazionali che si muovo nel Regno Unito, sia nelle aree più avanzate che in quelle considerate più periferiche. In particolare in quelle attraversate da accentuate specificità regionali, a partire dall'Irlanda del Nord dove dopo quasi un decennio, finalmente i cattolici e i protestanti sono riusciti a arsi un governo interconfessionale “condiviso”, a far funzionare l'assemblea legislativa autonoma per iniziare ad ottenere da Londra trasferimenti “pesanti” di poteri in ambito economico, fiscale e di altre risorse finanziarie e, soprattutto, la responsabilità diretta sulla sicurezza territoriale”.
I primi mesi al governo del nuovo premier britannico sono al centro di questo articolo di Nino Grazzani, pubblicato sul numero di dicembre de “Le nuove ragioni del socialismo”, mensile di cultura e politica diretto da Emanuele Macaluso, in edicola questa settimana con il quotidiano “Il riformista”.
“Particolare attenzione è dedicata anche alla Scozia dove le componenti autonomiste/indipendentiste nelle ultime elezioni regionali hanno conquistato nuove posizioni. Nel Galles e in città di un certo rilievo, i laburisti hanno subito pesanti sconfitte. Nel frattempo, l'estate di Brown è stata attraversata da non poche preoccupazioni per fronteggiare il pericolo terrorismo e sventare i piani delle cellule dell'eversione islamico fondamentalista che da tempo rappresentano il primo elemento di insicurezza per i cittadini britannici.
Brown ha contemporaneamente dovuto definire le linee politico-programmatiche del suo primo congresso da leader del Labour a Bournemouth, di cui proponiamo la relazione e l'intervento del ministro degli esteri, David Miliband. Lo facciamo anche per completare la documentazione sui laburisti britannici nell'era del dopo Blair che il lettore ha trovato nell'inserto dello scorso settembre. molte settimane prima della nomina di Brown, media, commentatori e retroscenisti abbinavano il passaggio di testimone alla quasi certezza che l'ex Cancelliere dello scacchiere, una volta insediatosi al 10 di Downing Street, avrebbe “notarilmente” gestito gli affari correnti e indetto elezioni politiche a due anni e mezzo dalla scadenza naturale della legislatura. Ma ad ogni intervento del nuovo premier questa aspettativa andava delusa. Intanto proseguiva l'azione di ascolto nella società britannica e, di ritorno da Basora, Brown confermava che il governo su accingeva a ritirare, gli ultimi continenti militari, schierati a fianco degli Usa, sin dall'inizio dell'intervento armato per abbattere il dittatore Saddam Hussein. E nuovamente, alcuni rilevavano che forte del sostegno dell'opinione pubblica, si sarebbe presa la decisione di ricorrere anticipatamente alle urne.
Ancora una volta fumata nera. Nonostante i sondaggi che da giungo siano Nonostante i sondaggi che da giugno sino all'autunno dessero il Labour in vantaggio sui conservatori di almeno dieci punti. Anche a Bournemouth, sul tema elezioni, la leadership del Labour ha taciuto. Brown, dopo aver premesso che al riguardo avrebbe atteso lo svolgimento dei congressi degli altri partiti attualmente all'opposizione, soltanto dopo si sarebbe espresso ma solo nelle sedi istituzionali (Governo e camera di Comuni) come del resto ha fatto l'8 ottobre scorso.
Gli opinionisti a questo punto hanno iniziato a diffondere dati e cifre sulla discesa repentina delle quotazioni di consenso del Labour, in alcuni casi con venti punti di caduta libera: dal + 11% sui conservatori del giugno/luglio, a meno 9/11% di settembre. Non sappiamo quali possono essere stati i criteri che facevano supporre il repentino declino di Gordon Brown nelle valutazioni mediatico/sondaggistiche, anche perché non pochi ostacoli continuano a frapporsi alla ascesa – tutt'altro che irresistibile – di David Camerun nuovamente contestato e dileggiato durante il congresso annuale con un partito che continua a navigare in acque agitate, sia sulle scelte di politica interna che in quella internazionali. Anche nello schieramento dei liberaldemocratici, pur non essendoci turbolenze e contrapposizioni nette, gli assetti interni, con le dimissioni di Sir Menzies Campbell, sono tutti aperti e il confronto prosegue ora nell'intento di scegliere, entro dicembre, la nuova leadership, che molti vorrebbero sensibilmente ringiovanita, non solo anagraficamente ma sul profilo che i quarantenni intendono imprimere alle problematiche dei diritti civili, dell'ambiente, della politica di non allineamento acritico con gli Usa, nel contesto di un europeismo che o liberali britannici hanno sempre praticato, contrastando con determinazione i no dei conservatori e le timidezze sull'integrazione europea espresse dai laburisti e dai sindacati, soprattutto nelle loro componenti più tradizionaliste e di sinistra.
Ci sembra che Brown abbia farro di tutto per immergersi in questo ascolto della società, delle altre forze politiche, sindacali e sociali del mondo dell'imprenditoria e degli affari, per poi passare alle relazioni esterne: da quelle in ambito Ue ai rapporti transatlantici con gli Usa e i Paesi del Commonwealth. Un intreccio molto ambizioso, hanno scritto il londinese “Guardian” e gli altri giornali della City, che hanno sottolineato l'impegno di Brown a “svolgere un'ampia azione politica e diplomatica per ricostruire efficienti istituzioni internazionali necessarie per affrontare le sfide future che impongono di agire e collaborare con gli Stati Uniti”.
Per Brrown, non aver scelto le elezioni anticipate a novembre di quest'anno non ha il significato di una ritirata tattica. Governare per più di altri due anni significa invece over assunto precise responsabilità programmatiche nei confronti degli elettori e il premier britannico vuole essere giudicato per quanto riuscirà a compiere nella realizzazione della sua “visione della Gran Bretagna”.
Nel suo primo discorso da premier, letto in Parlamento il 6 novembre scorso, Brown ha illustrato ben 44 impegni programmatici che riprendono l'elaborazione di Bournemouth e che, in chiusura di questa nota riassumiamo mettendone in risalto quelli cui si assegna la massima priorità. Il primo è la lotta contro il terrorismo: un apposito disegno legislativo sarà adottato per rafforzare i poteri dell'amministrazione giudiziaria, impedendo ai terroristi condannati di viaggiare all'estero una volta scontata la pena; nonché l'estensione del periodo di carcerazione preventiva, oggi limitato a 28 giorni; questo potrà essere ulteriormente prorogato adottando forme di sorveglianza sul terrorista dopo la scarcerazione. Il secondo riguarda misure per l'edilizia residenziale e sociale, con l'impegno a disporre la costruzione entro il 2010 in tutto il Paese di 3 milioni di nuove unità abitative con un incremento dì 270.000 appartamenti in più. I criteri di costruzione saranno conformi ai più avanzati standard eco-compatibili con il recupero di aree degradate o agglomerati abbandonati nei quali costruire dei villaggi ecologici. Al riguardo il Governo proporrà una nuova urbanistica sui suoli che preveda la costituzione di un'apposita autorità di settore cui spetterà di individuare le aree pubbliche edificabili. Il governo si consulterà anche con le amministrazioni locali sull'attuazione della nuova legislazione sui centri urbani per accelerare la costruzione di “ecocittà” a impatto ambientale zero e comunque a basse emissioni di anidride carbonica. Il terzo riguarda le banche con una nuova disposizione vincolante che migliorerà l'attuale normativa nei casi di dissesti, insolvenze e crack finanziari che preveda una maggiore tutela dei correntisti e dei piccoli risparmiatori. Il quarto riguarda l'istruzione scolastica e la formazione con l'obiettivo di portare a 18 anni l'obbligo dell'età scolastica o di inserimento alla professione.
In materia di conti bancari inutilizzati (dormienti) sarà varata una legge che dovrà prevedere l'utilizzo delle somme giacenti per impiegarle nel miglioramento di infrastrutture per i giovani. II quinto riguarda l'energia attraverso una legge ad hoc che amplierà il quadro normativo al fine di incoraggiare gli investimenti privati nelle infrastrutture per l'utilizzo del gas naturale e promuoverà progetti per l'energia pulita e per le altre fonti rinnovabili. Ancora: sull'ambiente il governo si impegna in interventi coordinati sui cambiamenti climatici. Una serie di disposizioni annunciare, le prime in questi settori nel mondo, punterà a ridurre le emissioni di gas serra del 60% entro il 2020, rispetto a quelli del 1990, andando oltre il protocollo di Kyoto. Sulla sanità si prospetta una più agile e moderna legislazione sul sistema sanitario nazionale e previdenziale, integrata da appositi interventi a sostegno dell'assistenza ai bambini. Sulle pensioni verrà introdotto un nuovo schema di accantonamento previdenziale a basso costo per consentire a quanti non godono di una soddisfacente contribuzione di crearsi una rendita integrativa. Sulle riforme istituzionali saranno proposte appropriate disposizioni legislative e regolamentari per rafforzare il ruolo del Parlamento, alla sua funzione di controllo sull'esecutivo, al quale dover rendere conto su più materie del suo operato.(ADL)

Da “LE NUOVE RAGIONI DEL SOCIALISMO”

www.filef.org / www.filef.info / www.filef.net

Lascia un commento

My Agile Privacy
Questo sito utilizza cookie tecnici e di profilazione. Cliccando su accetta si autorizzano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su rifiuta o la X si rifiutano tutti i cookie di profilazione. Cliccando su personalizza è possibile selezionare quali cookie di profilazione attivare.
Attenzione: alcune funzionalità di questa pagina potrebbero essere bloccate a seguito delle tue scelte privacy