Il caratterista: Romano Prodi

Caricature, osservazioni sui tic, vizi e virtù di personaggi pubblici. Duecento parole per dare un’idea

Egli esala discorsi. Quando è in difficoltà, impone alla fronte di corrugarsi. Inspira. In apnea, meraviglia lo sguardo. Gira la testa nelle due direzioni mentre gli occhi non la seguono. Un fil di voce solletica i microfoni ed un rantolo enfisematoso sibilante alita parole ultime. Spallucciando, proclama la notizia impopolare allibendo le orbite come un superstite al cospetto della famiglia trucidata dai mongoli. Infine, in trance, accenna ad un sorriso stordito, ineluttabile e fuori luogo. Allo stesso modo proclama notizie liete di modo che, un non udente che lo vede, resta avvilito lo stesso. La fisionomia ricorda una maschera di Diabolik. Un ragionevole ragioniere nell’atto di disinnescare i dispositivi di sicurezza del Louvre.
Il passo a scatto, breve, rimanda a Guantanamo, con le caviglie costrette da un legaccio corto ed i piedi in pantofole rotte. Il movimento si ripercuote sul collo frustando la testa rigida. Un uomo felice e realizzato costellato di certezze. Offre tasse senza imporle come in una colletta di ragazzi per comprare il pallone. Dopo averle riscosse, promette di restituirle con dichiarazioni affrante, quasi una diagnosi nefasta di un pediatra.
Cerca di superare l’unica incertezza ripetendo a sé stesso come la Deneuve: «oui, je sui Romano Prodi».

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