Un dibattito inquinato da miti e leggende

di Luciano Belli Paci *)

Tutto dice che la riforma della legge elettorale sarà il tormentone dei prossimi mesi: se il governo regge e se la corte costituzionale dà via libera, si andrà verso il referendum promosso da Guzzetta e Segni, se il governo cade, si dovrà discutere di riforme o ritocchi per non tornare a votare con il “porcellum” di Calderoli.
E dunque nei prossimi mesi ci ritroveremo a fare i conti con i miti, le leggende e le parole magiche che da vari lustri dominano il dibattito pubblico su questo argomento. Quante volte ci hanno spiegato che il sistema proporzionale, nella prima repubblica, ha prodotto instabilità e mancanza di alternanza al governo? Bene, è una favola. Il proporzionale c'era in tutta Europa – escluse solo Francia e Regno Unito – ma altrove non impediva né la stabilità né il ricambio. L'anomalia italiana era tutta politica: solo in Italia la sinistra era egemonizzata da un partito comunista e questo impediva l'alternanza al governo tra progressisti e conservatori (il fattore K), costringendo forze eterogenee – già allora – a convivere in coalizioni fragili e rissose.
E quante volte, vigente il “mattarellum”, ci hanno spiegato che la proliferazione dei piccoli partiti era dovuta alla quota proporzionale (25 % dei seggi)? Altra leggenda. Alle ultime elezioni tenutesi con quel sistema, nel 2001, solo 5 partiti (FI, DS, AN, Margherita, RC) superarono lo sbarramento del 4 % e conquistarono seggi nella quota proporzionale. Tutti gli altri sono sopravvissuti comodamente eleggendo parlamentari nei collegi uninominali, cioè contrattando a tavolino i seggi con la propria coalizione. Ora, col porcellum, sempre i soliti cantastorie ci raccontano che per contrastare la frantumazione del sistema, giunta al parossismo, basta assegnare il premio di maggioranza ad una lista, anziché alla coalizione. E questa è proprio grossa, dato che perfino un bambino capirebbe che se mettendo più gente insieme gli danno un premio, non deve fare altro che radunare tutti quelli che può, senza andare tanto per il sottile, promettendo a tutti una porzione del premio. Quindi partitini e liste personali saranno tutte indispensabili e tutte ricompensate.
E' evidente che, per spazzare via i partitini, basterebbe togliere il premio e mettere una soglia di sbarramento. Ma se provate a fare una simile proposta, di semplice buonsenso, potete star certi che lo sciamano di turno pronuncerà la parola magica “bipolarismo”: vade retro, nemici del bipolarismo! Il bipolarismo è un'ottima cosa, ma è il frutto di processi politici; pretendere di realizzarlo per decreto è insensato, non funziona. Il punto è che dietro le parole magiche, i miti e le leggende di cui abbiamo parlato c'è un disegno razionale, quello di una democrazia senza partiti o con finti partiti all'americana, una democrazia debole nella quale, come ha osservato lucidamente Guglielmo Epifani, “i poteri forti si contrappongono agli individui, senza più corpi di mezzo”.(ADL)
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*) Sinistra Democratica per il Socialismo Europeo (Milano 1)

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