Intervista all’on. Ricardo Merlo

L’on. Riccardo Merlo eletto per l’America Latina segnala tre priorità in assoluto: 1) molti italiani in Argentina non hanno di che comprare da mangiare; 2) creare dei veri e propri municipi, 47 dipendenti consolari a fronte di 270.000 italiani, sono troppo pochi; 3) la promozione della lingua e della cultura italiana.

Lei è il deputato che ha ottenuto il maggior numero di voti tra quanti candidati all’estero.

43.600 preferenze. Il mio collegio è il sud America ma in Argentina ed in Uruguay ho ottenuto rispettivamente 33.600 e 5000 voti.

Lo sa che, con un numero tele di voti, un deputato italiano, potrebbe aspirare a diventare ministro?

Sì, però la legge è legge e bisogna rispettarla, d’altronde, come in una partita di calcio, quando si entra in campo, si deve rispettare quello che dice l’arbitro.

Quali sono le istanze degli italiani del sud America?

Sono stato Presidente, nel 1998, del Consiglio Generale degli italiani all’estero, poi Presidente del Comitato delle associazioni venete in Argentina, Presidente della Trevisan argentina nel mondo, Presidente del Comites di Buenos Aires che rappresenta la quantità più numerosa di italiani all’estero, il più rappresentativo. Ultimamente, sono stato eletto parlamentare. Ma io provengo dal mondo dell’associazionismo e del volontariato. Noi abbiamo creato un movimento, meglio, si è creato da solo, che rappresenta le associazioni italiane in sud America. A reggere l’associazione ci sono delle persone di destra e di sinistra, per cui noi ci sentiamo di rappresentare tutti. Non è che facciamo differenze di schieramento politico anche se nella diversità delle opinioni. Per le questioni che riguardano gli italiani nel mondo all’estero, siamo tutti d’accordo.

Lei ha scelto il centrosinistra anche se da una posizione da indipendente.

No. Non ho scelto il centrosinistra perché, per esempio, non ho votato Bertinotti alla Camera. Ho votato il Presidente del Consiglio Prodi perché noi, in sud America, abbiamo vissuto una certa storia e sappiamo cosa vuol dire la governabilità, la necessità di un governo stabile e contribuire a quella stabilità politica. Abbiamo profondo rispetto per quello che legalmente e legittimamente hanno scelto gli italiani con il loro voto, allora abbiamo dato la fiducia al governo. Venire da 12.000 Km, un emigrato come il senatore Pallaro che è all’estero da 50 anni e votare no alla fiducia sarebbe stato un non senso. Non ne facciamo una questione ideologica. Ci sono cose che vanno al di là delle ideologie io credo. Perciò sono più favorevole ai movimenti. Questi hanno una maggiore flessibilità. Magari, in America Latina, le categorie politiche hanno connotazioni diverse, esistono partiti ma ci sono quei movimenti storici che danno una dinamica diversa alla politica. Noi deputati eletti all’estero, veniamo con quella storia, con quella cultura politica e abbiamo rispettato, per quanto riguarda il sostegno al Presidente del Consiglio, quella che è stata la volontà popolare in Italia.

Però l’elezione del Presidente della Camera non le è piaciuta.

No, non è che non mi sia piaciuta, semplicemente non mi riconosco nei valori di Rifondazione Comunista pur rispettando moltissimo il Presidente Bertinotti. Ho ritenuto di avere la libertà di scelta, un voto, in fondo, non avrebbe deciso della stabilità della Camera. Il mio è un messaggio che intende chiarire la mia posizione cioè non la penso come l’on. Bertinotti sui fatti della politica. Non sono un marxista quindi…

Però Bertinotti ha una particolare sensibilità per i movimenti proprio come lei.

Sì, sì. Lo vedo sia a destra che a sinistra. Ci sono politici che hanno questa idea movimentista della politica. Però, la nostra storia, quella del movimento associazionistica in America Latina conta più di 200 associazioni sparse in tutta l’America del sud. In Argentina abbiamo 1066 associazioni italiane. Io sono vissuto e cresciuto lì ed ho amici di destra e di sinistra ma mi sento di rappresentare tutti. Quando siamo qui e chiediamo, per esempio, l’assegno sociale per gli anziani indigenti in sud America, non è certo una questione di destra o di sinistra. E’ una questione di buon senso comune. Per noi, che peroriamo istanze di quanti sono all’estero, queste questioni vanno al di là e sono al di sopra degli schieramenti politici.

Possiamo dire che potrebbe non appoggiare, in qualche circostanza, questo governo?

Chiaramente. L’unica cosa che noi non faremo sarà quella di non aderire quando sarà posta la fiducia. Non faremo cadere il governo, questo sì. Però, nelle altre questioni, ci sentiamo liberi di pensare in maniera diversa.

La sua posizione si può paragonare a quella del senatore Pallaro?

Siamo nello stesso movimento, Associazione e italiani in sud America. Lui è stato eletto senatore ed è anche il più votato al mondo.

Quali sono i problemi degli italiani in Argentina?

Soprattutto tre. Il primo è il più urgente ed io credo anche il più importante cioè la situazione sociale di alcuni nostri connazionali emigrati. Parlo per quanti sono nati in Italia, non certamente per quelli di doppia cittadinanza. In Argentina, Uruguay, Venezuela e Perù, sono presenti emigrati che stentano e non trovano neanche i soldi per mangiare. Mi riferisco ad italiani emigrati che percepiscono una pensione di 80 euro al mese e non ce la fanno. Quando, nel 2001, è scoppiata la crisi, venivano da me italiani che mi dicevano: «sono disperato». Questa è una priorità assoluta.
Poi c’è la questione della rete consolare. Faccio un esempio, a Buenos Aires siamo 270.000 italiani, il consolato ha 47 dipendenti. Questo è uno scandalo, non si può. I consolati come quelli di Buenos Aires, S. Paolo, Caracas, Corroba dove è presente una forte concentrazione di italiani, dovrebbero diventare dei piccoli municipi se si vogliono fare seriamente le cose. Chiedo: una provincia che conta 300.000 abitanti, di quanto personale ha bisogno per offrire i suoi sevizi? Il terzo tema è la promozione della lingua e della cultura italiana nel mondo. Questi sono i tre problemi fondamentali. Un’altra questione che andrebbe affrontata seriamente è quella del riavvicinamento dei due Paesi Italia ed Argentina. Si devono accorciare le distanza. Insieme al senatore Pallaro, è un progetto che pensiamo di realizzare in questa legislatura.
Senza parlare dei Bond argentini. Anche questo è un problema da risolvere. Io credo che il Governo argentino insieme alle banche italiane debbano assumersi le proprie responsabilità soprattutto nei riguardi dei piccoli risparmiatori che hanno comprato quei titoli. Titoli consigliati, peraltro, dalle stesse banche quando queste già sapevano. Quando la gente mi chiede dei Bond argentini io rispondo che non so niente Qui, c’è una grave responsabilità delle classe politica argentina col contributo delle banche italiane. Argentina ed Italia devono essere più vicine, lì è presente una comunità di 611.000 italiani, se pensiamo anche ai discendenti, arriviamo a 15.000.000 di anime. In America Latina, oggi, è più presente la Spagna e purtroppo gli USA piuttosto che l’Italia. Il ministero degli Esteri, dovrebbe ripensare la sua presenza in America Latina.

Occorrono tanti soldi per realizzare questi buoni propositi. Il vice ministro Danieli dovrà fare miracoli?

Il vice ministro Danieli ha il vantaggio del portafoglio, cosa di cui non disponeva il ministro Tremaglia. Il periodo di Tremaglia è stato giusto, perché in Parlamento, noi avevamo bisogno di una persona seduta nel Consiglio dei Ministri che ci rappresentasse, perché avevamo bisogno di una legge come quella del voto per gli italiani all’estero per avere i nostri rappresentanti in Parlamento. Adesso c’è un post Tremaglia che, secondo me, rimarrà nella storia come il ministro degli italiani nel mondo, forse l’unico. Pensiamo ad un vice ministero dinamico, con portafoglio in seno al Consiglio dei Ministri.

Ha già un progetto di legge, sta già studiando una proposta da presentare?

Proprio il 3 luglio, è stata presentata una proposta che riguarda una cosa che sentiamo molto: la legge sulla cittadinanza Le donne non possono trasmettere la cittadinanza ai loro figli solo perché sono donne. Per i figli nati prima del 1948 le donne non possono trasmettere la cittadinanza, per quelli nati dopo ciò è possibile. E’ una cosa assurda. Queste, per esempio, sono cose che si possono risolvere senza spendere un solo euro. Un Paese come l’Italia, una potenza economica di rango mondiale, democratico e repubblicano, non può tollerare un simile stato di cose.

Che accoglienza ha avuto in Parlamento?

Mi sento molto bene. Alcuni settori del centrodestra hanno sbagliato a non accettare il responso elettorale. Personalmente non ho problemi. Con il ministro Tremaglia, poi, il rapporto è molto intenso specie adesso, ho capito di quale intensità sia stato il suo sforzo per portare in Parlamento rappresentanti di italiani che vivono all’estero.

Il risultato negativo delle elezioni politiche all’estero del centrodestra, è stato attribuito secondo l’on. Romagnoli di F.I., ai cattivi consiglieri di Tremaglia a non costituire una lista unica.

Prima di tutto Tremaglia ha vinto, non è stato sconfitto. Noi se siamo qui, è per la legge Tremaglia e questo è un trionfo. Preferisco non pronunciarmi sui presunti cattivi consiglieri di Tremaglia, ognuno sceglie le persone che vuole, però, secondo me, il grande vincitore di queste elezioni, è stato Tremaglia.

Il referendum propositivo ha visto una tendenza al SI in Argentina?

In Argentina ha vinto il SI perché il messaggio di abbassare i costi della politica è arrivato all’estero forte e chiaro e la gente ha votato SI.

C’è stata in questo senso una strumentalizzazione?

Strumentalizzazione proprio non credo. Non è stata una campagna di informazione come previsto, questo si. Io sono tornato in Argentina il 24 giugno praticamente, non ho potuto parlare alla gente e l’opera di informazione non è stata fatta bene dai Consolati. La diversità della tendenza degli elettori dalle politiche al referendum, si spiega. Gli italiani all’estero non voteranno sempre allo stesso modo, oggi possono apparire di centrosinistra, domani di centrodestra. Questa legge del voto degli italiani all’estero dimostra la grande capacità di democrazia della Repubblica italiana. Veramente non capisco alcuni dirigenti politici che si perdono in polemiche sterili, essi vedono l’albero e non vedono il bosco.

Se ho capito bene, la posizione dell’elettore medio italiano all’estero sarà una posizione obiettiva, non vincolata ad una logica di partito?

La gente ha votato le persone. Io dico a quanti ventilano imbrogli elettorali, che lo spoglio è stato totalmente regolare. Ho partecipato personalmente alle operazioni di conteggio, con qualche deficit organizzativo, questo si, ma non parlino di truffa o di falso. Lo scarto dei voti tra centrosinistra e centrodestra è tale che, anche se contassero e ricontassero cento volte le schede, non cambierebbe proprio nulla. Tutto è stato regolare.

Questa è una bella notizia, se tutto è stato regolare.

La questione è politica. Purtroppo, alcuni che hanno partecipato all’estero come candidati, si sono prestati a queste cose, si sono lasciati utilizzare per una campagna in questo senso. Dopo la amministrative ed il referendum, c’è la volontà dell’elettorato di andare oggi, verso questo governo, poi si vedrà.

Quale è l’impressione negativa che ha avuto del Parlamento?

A me piace parlare di impressioni positive. Ci sono parlamentari di grande capacità. In Italia ho assistito a discussioni di alto livello in Commissione Affari Esteri. Mi sono veramente arricchito. Per me è una esperienza veramente unica. Per aver studiato scienze politiche, godo in questo Parlamento. Mi piace la discussione politica quando si pensa in positivo per costruire e non per distruggere. Non capisco la politica per distruggere. L’unico modo do portare avanti la società è la politica e la democrazia.
Come sempre, sono a disposizione di tutti gli italiani. Sul sito web della Camera c’è il mio indirizzo personale dove possono scrivermi. Uno ad uno mi impegno a rispondere a tutti cercando di risolvere i loro problemi specie quelli per cui non è necessario approvare prima una legge. Tra non molto, a Buenos Aires, avrò un ufficio dove incontrerò i miei connazionali faccia a faccia per sentire dalla loro bocca tutte le loro lamentele. Se non si parla con la gente, non si può avere la pretesa di capire le loro necessità e la possibilità di risolvere i loro problemi.

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