L’Elettore Moderato Indeciso (EMI)

Il linguaggio per arrivare all’EMI, deve essere compassato, prudente ma non troppo, convincente ma senza insistenze

Si vada pure a caccia di EMI, fa parte del normale iter di campagna elettorale, ma l’EMI tenga conto del saluto dei frati trappisti: «Ricordati fratello che devi morire».

Eccoci arrivati all’appuntamento elettorale. La caccia è aperta. Sì, la caccia all’Elettore Moderato Indeciso (EMI).

Questa è una categoria di elettore molto ambita, perché numerosa ma camaleontica, non facile da individuare. L’EMI è dunque l’obiettivo dei partiti, delle coalizioni, insomma bisogna catturare assolutamente il suo voto per vincere, specie quando tra centrodestra e centrosinistra, si decide sul filo di lana.

Ma dove sta e soprattutto, come si fa ad arrivare a lui?

In primo luogo, egli appartiene ad una fascia media, si colloca al centro di una scelta sofferta, la sua caratteristica è l’indecisione. Dovessimo descriverlo, almeno nel modo di fare, non è particolarmente brillante, quindi nient’ affatto appariscente. Non è né bello né brutto, né alto né basso, né magro né grasso, né cattolico né ateo, né buono né cattivo. Però è utile. Alla bisogna è ambito, desiderato, corteggiato dai partiti quando è ora di andare a votare. Forse, azzardando un giudizio definitivo, è l’unico esempio di “ignavia” oggetto di così tanta attenzione e coccole che neanche il buon Dante provò ad immaginare. Non è un amante della politica, né di questo o di quel politico in particolare. Le sue deduzioni sono semplici, le sue motivazioni da salotto condite di ovvietà. Bene! E allora?

Il linguaggio per arrivare all’EMI, deve essere compassato, prudente ma non troppo, convincente ma senza insistenze. Egli si lascia condizionare anche da un colore, da un capo di abbigliamento. In un faccia a faccia tra un leader di destra ed uno di sinistra, può essere distratto o convinto anche da un gesto simpatico, da un intercalare gradevole, da una pausa studiata. Insomma, l’EMI prescinde volentieri dalla considerazione politica tout court, ritiene importante ma non necessario, alla fine della decisione, l’approfondimento teorico e politico. E’ un passionale, diventa un istintivo che, dopo il voto, dirà di aver sbagliato la sua scelta e che la prossima volta ci penserà meglio.

Sinceramente, se questa analisi è esatta, (ma di questo non siamo affatto sicuri) allora, diviene fondamentale ed indispensabile aiutare l’EMI a trovare la ragione ultima per scegliere a quale coalizione dare il proprio appoggio elettorale. Ancora più importante è sapergli indicare un sistema, un metodo attraverso il quale l’elettore indeciso, trovi una motivazione e decida. Paradossalmente, in questa “salsa” di moderazione-indecisione affidarsi ad un fondamentalismo “serio” potrebbe essere la soluzione ideale, per esempio: credere o non credere che dopo la morte ci sia un’altra vita. Non è come parlare di cattolici o atei. Non si discute qui di religione né di catechismo. Anche un ateo potrebbe credere, così come succede spesso, nella esistenza di un’altra vita dopo la morte, più giusta e bella. Perché no?

L’EMI deve chiedersi se crede che dopo la morte ci sia un’altra vita. Se cioè, valga la pena di vivere bene questa che ha perché crede che non ce ne siano altre, oppure “lasciarla correre” perché tanto ci si potrà rifare dopo la morte “su questa terra siamo di passaggio”. Nel primo caso, sarà orientato a votare per il centrosinistra più pratico e meno bigotto. Guarda alla praticità delle contingenze quotidiane e non si perde in illusioni di fatti futuri ed incerti o, quantomeno, non provati. Se propenderà per la seconda ipotesi, la vita terrena acquisterà un valore secondario rispetto alla promessa di un Paradiso post mortem al cui cospetto la vita terrena è breve, dolorosa ma soprattutto transitoria. In questo caso l’EMI, propenderà per il centrodestra. Una specie di faccia a faccia tra il sociale e l’ascetico, il pratico ed il virtuale.

Non conta, l’abbiamo detto, essere cattolici e praticanti, né agnostici e senza Dio. Queste caratteristiche non incidono nel merito, non sono essenziali per credere o non credere ad una vita dopo la morte corporale. Infatti, moltissimi cattolici e cristiani, in fondo in fondo, non credono che esiste il Paradiso veramente e che lì tutto sarà bello e senza pene né sacrifici. E’ più forte di loro e della stessa “fede”, così come moltissimi non credenti, disillusi dal materialismo esasperato, sentono forte il bisogno di credere ad una vita nell’aldilà che sia migliore e che li ripaghi di tutte le ingiustizie patite sulla terra. Ora, che gli EMI credano veramente oppure no alla esistenza di una vita dopo la morte, non è dato di sapere. Forse l’unica certezza che questo elettore potrebbe avere in questo senso, sarebbe quella di non averne affatto e decidere di non votare.

Destra e sinistra, sono più di una indicazione, rappresentano, nel bene e nel male, la storia della nostra democrazia attraverso passaggi spesso dolorosi e cruenti, lusingati dal fascismo e dal comunismo di epoche “fredde” e difficili. C’è ancora chi parla di quel “ventennio” in termini enfatici, come quanti affermano, ancora oggi, che la sinistra è la mano del diavolo.

Si vada pure a caccia di EMI, fa parte del normale iter di campagna elettorale, ma l’EMI tenga conto del saluto dei frati trappisti: «Ricordati fratello che devi morire».

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