Riguardo a tre brevissimi articoli, l’ultimo dei quali in romanesco, pubblicati dal quotidiano on line Affaritaliani, con i quali muovevo garbate ed anche scherzose critiche al libro di Vito Mancuso, “Il principio passione”, un noto direttore d’orchestra, facendomi complimenti che sicuramente non merito, mi chiede: “Caro professore, mi permetta una domanda: perché una persona spiritualmente e culturalmente dotata come lei dedica tempo ed energie a questo Mancuso? Lui sa tutto di Dio, dell'aldilà, ha capito la ragione del male e del dolore… E dunque perché misurarsi con un simile eletto?”. E già, m’illudo forse di far cambiare idea al coltissimo teologo, così come quando muovo critiche alla Chiesa cattolica, m’illudo forse di far cambiare idea alla Chiesa? No, non ho questa presunzione, anche se con soddisfazione negli ultimi tempi ho sentito dire da papa Francesco, che certamente non ha mai letto i miei articoletti, cose che scrivevo anni fa. Come tantissime persone oneste, scrivo per amore di verità e di giustizia. Ma lo scopo? Qual è il mio scopo? Semplicemente di far riflettere le migliaia di persone che prendono per vangelo il libro di Vito Mancuso, così come, riguardo alla Chiesa, lo scopo è semplicemente di far riflettere i milioni di persone che prendono per vangelo i suoi insegnamenti.
Renato Pierri