La vergogna di un gesto estremo

 

L’immagine è chiarissima. Un piede di donna fotografato sino al polpaccio, scarpa nera aperta sul calcagno, nell’atto di dare un calcio al viso del cadavere di Mussolini. E’ il 29 aprile 1945 e Piazzale Loreto è teatro di morte. In verità, è un fotogramma tratto da un film della durata di 16 minuti assolutamente inedito.

L’autore fu un cineoperatore, tale Carlo Nebbiolo e, per volontà della signora Diana Bonazzi e sua nipote Patrizia Barassi, il film oggi vede la luce. L’immagine inquieta. Vi si nota il superamento cinico della soglia inibitoria che, di solito, trova il suo limite invalicabile al cospetto della morte di un qualsiasi essere umano. Eppure, la cosa ancor più impressionante è l’autore del gesto: una donna. Non un uomo, quindi, non un veterano della guerra, non un reduce della resistenza, ma una signora che azzarda, con violenza e massimo disprezzo, un gesto degradante ed offensivo, contro un cadavere già martoriato dalle percosse. Momenti concitati, adrenalinici. Una fase transitoria e terribile in attesa d’un rinnovato equilibrio psico-socio-politico.Piazzale Loreto, quel giorno, era un’aula priva del professore, chiasso, confusione, euforia la facevano da padrone senza né regole né leggi. Anche l’uomo “colto” usò costrutti micidiali. Carlo Emilio Gadda addirittura scrisse del Duce: «La sconcia bestia è stata appesa in Piazzale Loreto» e «L’appiccagione di Priapo e della sua Vulva in un coniugato fetore fu gran letizia per me».

Affermazioni gravissime. Nel cinico stile del poeta, divenuto per sua stessa volontà, meschino, spicca violenza pura, più di un calcio scagliato al cadavere del morto. Ma il gesto è ancor più degradante se fatto da una signora. Un affronto tanto vile, senza mezzi termini denuncia l’immenso disprezzo, una rabbia fuori dalla volontà di Dio, una vendetta estrema ed inutile. Meglio sarebbe stato non averlo mai girato questo video! Destino tanto crudele neanche la carogna d’un cane idrofobo ha mai meritato. Di molti episodi simili si resero protagoniste proprio le donne mostrando più accanimento ed eccitazione degli uomini nell’atto di infierire. A chi, come noi, non ha vissuto quegli anni, resta solo il tentativo di proporre qualche considerazione che facilmente può rivelarsi errata. Forse la visione inedita del calcio altro non è che l’inferno, la punizione di chi lo scagliò senza timor di Dio e delle Sue Leggi.

Ma un piede destro di donna, calze di nylon, è visione composta e consona se accavallato sul ginocchio sinistro in una seduta da salotto, mai contro il volto di un morto, che poi quella testa fosse di Benito Mussolini o di un Rossi qualunque, poco importa.

 

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