Rapporti tra Lega e ‘ndrangheta, ecco le prove!

E' inutile che il Ministro Maroni smentisca.
E' patetico il tentativo di farci credere che questo Governo e in particolare la Lega combattano la mafia.
Oggi stesso, infatti, mentre le agenzie di stampa battevano la notizia dell'arresto dell'ennesimo boss camorrista (e che sarà mai, uno più uno meno…), ecco che invece passava sotto silenzio l'arresto di un consigliere comunale leghista colluso con la 'ndrangheta!
La solita censura di regime, che però noi siamo riusciti ad infrangere grazie a notizie di prima mano pervenuteci attraverso i canali della resistenza atiberlusconiana!

Il mostro: Ambrogio Fumagalli, consigliere comunale leghista di Minchiate sul Lario (CO) è stato arrestato all'alba con l'accusa di concorso esterno in associazione mafiosa, più specificamente per favoreggiamento nei confronti del clan 'ndranghetoso, cioè 'ndranghetano, sì insomma 'ndranghecomecazzosidice calabrese dei Papparapà.

I fatti: ormai da mesi gli agenti delle DIA, operanti in incognito (chi travestito da scrittore progressista, chi da giornalista democratico, chi da Presidente della Ferrari – giusto per non dare nell'occhio) seguivano gli spostamenti del Fumagalli all'uscita dalle riunioni consiliari, dove lo stesso Fumagalli presentava mozioni sull'ordine pubblico e sulle infiltrazioni della criminalità organizzata nel varesotto. Il tutto si sospettava già da tempo essere un'abile copertura volta a sviare l'attenzione dei cittadini e dei media sui reali comportamenti del Fumagalli, la cui ambiguità non sfuggiva però all'occhio attento degli agenti.
Il primo scivolone del Fumagalli avveniva allorché questi si recava circa una settimana fa (lui schifoso leghista) presso il negozio di prodotti tipici terronici “la Calabresella”, sito in Largo Aspromonte e da tempo segnalato come probabile, anzi certissima centrale di riciclaggio di salamelle scadute, formaggi muffiti e capitali di provenienza sospetta, diciamo pure criminale, un'ipotesi investigativa così sulla fiducia.
Il Fumagalli, giunto sulla porta dell'esercizio commerciale, inciampava vistosamente ed evitava di giustezza una rovinosa caduta. In tale frangente il riprovevole padano si lasciava sfuggire la frase “Sircàna la miseria, fra un po' ci lascio la pelle su questi gradini!”, esclamazione che secondo gli inquirenti significava in codice l'ordine di fare appunto la pelle ad un picciotto del clan nemico a quello con lui colluso. Casualmente, pochi minuti dopo, in provincia di Vibo veniva freddato – guarda caso sui gradini della porta di casa – il pluripregiudicato (ovviamente a piede libero) Gianfranco Quaqquaraqquà, feroce avversario del clan dei Papparapà, cui parrebbe, anzi è senz'ombra di dubbio legato il titolare de “La Calabresella”, tale Silvio Ciaffarafà.
Due giorni dopo il Fumagalli si ripresentava (recidivo) presso lo stesso negozio, ordinando una cassa di vino “Cirò”. Inutile dire che anche in questo caso trattavasi di messaggio in codice, tanto è vero che pochi minuti dopo veniva freddato nei pressi di Cirò Marina il pericolosissimo super-latitante (anche lui ovviamente a piede libero) Benedetto Zazzarazzà, anche lui spietato nemico del clan dei Papparapà.
Infine, proprio ieri, il Fumagalli commetteva il suo terzo ed esiziale errore, tornando nuovamente presso il commercio di Largo Aspromonte e chiedendo, dopo essersi guardato ambiguamente intorno, che razza di torcibudella fosse la 'nduja. Casualmente, pochi minuti dopo, nel paesino di S. Fabio La Minchia, in provincia di Granata (… come non esiste? Esiste, esiste, c'è scritto su Repubblica) veniva sequestrato e quindi soffocato con tre chili di 'nduja il temibilissimo sicario Italo Gnagnaragnà (anche lui, ça va sans dire, a piede libero), da sempre avversario giurato del clan dei Papparapà.
Allertati gli agenti della DIA in tempo reale dal Capitano James T. Kirk – che sorvolava i cieli della Padania in compagnia di Roberto Saviano a 20.000 metri d'altezza a bordo dell'astronave Enterprise – essi si mettevano fulmineamente alle calcagna del Fumagalli, il quale, ignaro di essere pedinato, rientrava verso casa belbello con in mano un sacchetto pieno di 'nduja canticchiando uno strano motivetto in realtà assai ripetitivo del tipo “Papparapà… Papparapà… Papparapàààà…”
Ricollegare il motivetto canticchiato dal Fumagalli al clan dei Papparapà era per i nostri indomiti agenti un gioco da ragazzi. Scattavano quindi immediatamente le manette ai polsi del Fumagalli, il quale, ostentando stupore e poi disperazione, veniva tradotto in questura e quindi in carcere, dove immediatamente veniva disposto per lui l'isolamento ai termini dell'articolo 41 bis, reintrodotto per l'occasione dal nipote dell'ex-ministro Conso e dalla bis-nuora dell'ex-presidente Ciampi, il tutto col plauso di Roberto Saviano, appena ridisceso sulla terra.

Il seguito: vista l'evidente pericolosità criminale (e soprattutto politica) del Fumagalli, la Procura di Milano fissava la data per l'udienza di convalida del fermo non per le successive 48 ore, bensì per il primo giorno lavorativo a caso, ovvero il 25 dicembre p.v. Ritenendosi inutile procedere alla nomina di un legale, né all'instaurazione di alcun contraddittorio (Fazio et Saviano docunt), la Procura decideva di fissare sin d'ora la data dell'udienza per il probabile (anzi certo) rinvio a giudizio per il 1° gennaio 2011 e contestualmente quella per il dibattimento (e relativa possibile, diciamo pure scontata, condanna) per il 6 gennaio.

Ultim'ora: Il Presidente della Camera Gianfranco Fini, ha così commentato l'arresto del Fumagalli: “Leghisti e borghesi, ne avete per due mesi!”

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Mentre Saviano parla, Maroni arresta … l'antimafia dei fatti e dei risultati

Il ministro Maroni in conferenza stampa a Palazzo Chigi presenta i dati aggiornati nella lotta alla criminalità:
«È l'antimafia dei fatti e dei risultati, cui mi onoro di appartenere»

18.11.2010

L'impegno del Governo contro le organizzazioni criminali è testimoniato dai risultati che il ministro dell'Interno Maroni ha presentato nel corso di una conferenza stampa a Palazzo Chigi.

6.754 mafiosi arrestati (tra questi 28 dei trenta latitanti più pericolosi), beni sottratti alla mafia per un valore di quasi 18 miliardi di euro che incrementano il fondo unico di giustizia e che saranno utilizzati per le esigenze del ministero dell’Interno e del ministero della Giustizia.

«È una cifra strabiliante» ha osservato il ministro dell’Interno che, nel pomeriggio, si recherà a Napoli per complimentarsi con gli agenti che hanno eseguito ieri la cattura del capo storico del clan dei casalesi Roberto Iovine.

Conferenza stampa a Palazzo Chigi del ministro dell'Interno Maroni (video)

Arrestato Antonio Jovine, Maroni: «Bellissima giornata per la lotta alla mafia»

17.11.2010

Il capo storico del clan dei casalesi era inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità del programma speciale di ricerca del ministero dell’Interno

«Oggi è una bellissima giornata per la lotta alla mafia». Lo ha dichiarato il ministro dell’Interno Roberto Maroni dopo l’arresto di Antonio Iovine, capo storico del clan dei casalesi.

Latitante da oltre 14 anni, Iovine era inserito nell’elenco dei latitanti di massima pericolosità del programma Speciale di ricerca del ministero dell’Interno. Il suo arresto, a Casal di Principe, è avvenuto nel corso di un blitz condotto dalla Squadra mobile di Napoli.

La cattura del boss costituisce un fondamentale traguardo nel contesto della più vasta azione di contrasto avviata nei confronti dei cartelli camorristici che operano in Campania.

Lotta alla mafia
Immigrazione clandestina
Criminalità diffusa

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Altro che colluso: Maroni arresta il superboss

Preso il latitante Iovine, mente affaristica dei Casalesi. Il ministro dell’Interno dimostra l’impegno del governo contro la criminalità: “È l’antimafia dei fatti”. I complimenti di Berlusconi.

Maroni: “Con Iovine arrestati 28 superlatitanti”
Alfano: “Con la crisi a rischio la lotta alle mafie”

Il ministro dell'Interno dopo il cdm: “Noi siamo l'antimafia dei fatti. Con Iovine abbiamo arrestato 28 superlatitanti, ne mancano solo due” (Video). Poi i dati: presi 6.754 mafiosi e 410 latitanti, sequestrati 17.854 milioni e 35.601 beni (Video).

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SAVIANO HA ROTTO I MARONI

di Maurizio Belpietro

QUELLO CHE LO SCRITTORE NON DICE SULLA 'NDRANGHETA E LA SINISTRA

CI CHIAMA FABBRICA DEL FANGO POI CI MANIPOLA CONTRO MIGLIO

IL METODO GOMORRA

di Alessandro Sallusti

UNA FIRMA CONTRO SAVIANO CHE DA' DEL MAFIOSO AL NORD

di Vittorio Feltri

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LA VERSIONE DI CONSO “EVITAI ALTRE STRAGI”

PROFESSOR CONSO, SE NON E' TRATTATIVA CI SOMIGLIA

CONSO: NESSUN RICATTO O TRATTATIVA SUL 41 BIS

“BLOCCAI IL 41 BIS PER EVITARE ALTRE STRAGI MAFIOSE”

CONSO E IL NO AL 41 BIS ADESSO LA PROCURA POTREBBE SENTIRLO

STOP AL 41 BIS, SPUNTA IL SUGGERITORE DI CONSO

QUANDO LO STATO CEDEVA ALLA MAFIA

STATO E MAFIA CROLLA IL TEOREMA

TRATTATIVA STATO-MAFIA, MANCINO TORNA DAI PM

PDL ALL'ATTACCO: IL PATTO CON COSA NOSTRA L'HA FATTO IL GOVERNO CIAMPI

STOP AL 41 BIS, L'INDAGINE PUNTA SUL VIMINALE

LE STRAGI E LO STOP AL CARCERE DURO “LA MAFIA PENSAVA DI AVER VINTO”

IL MINISTRO DI CIAMPI: SIAMO STATI NOI A TRATTARE CON LA MAFIA

PDL VUOLE CIAMPI ALL'ANTIMAFIA

LA TRATTATIVA DELLO STATO CON LA MAFIA? STA A VEDERE CHE LA FECE IL GOVERNO CIAMPI

BOMBA A COSTANZO, POI LA REVOCA DEL 41 BIS

VA RISCRITTA LA STORIA DELLA LOTTA ALLA MAFIA

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