DROGA E COSCIENZA DISTANZIATA

 

Pandemia che non molla, governi traballanti, politica ferocemente contrapposta, destra e sinistra che fanno le verginelle ma appaiono sempre più delle peripatetiche all’arrembaggio, peggio, delle prime donne. Tutto ciò, mentre i temi da trattare sono tanti e spinosi, allora meglio tralasciare di avere cura e attenzione per la giustizia sociale quella giusta, dimenticando bellamente quanto sta accadendo ai nostri ragazzi, ai giovani adulti, che rimangono a terra agonizzanti e poi senza un sussulto di attenzione all’intorno, muoiono, ammazzati dal ritorno dell’eroina che consola i fallimenti, dalla cocaina sempre più in fermento a dare gas a chi già è fortemente spompato dalla propria resa ripetuta. C’è un mix di sostanze anche per chi non possiede moneta nelle tasche. Di fronte a queste tragedie che fanno esplodere il sangue dalle vene, c’è la stupefazione a fare da protagonista, con le solite domande che appianano le voragini  create a misura dalla rabbia e dall’ira, domande e parole, una sull’altra, come a voler dire tutto questo come è possibile sia accaduto.                     Forse alle solite domande e alle solite risposte che danno  l’impressione di esser  scuse, accuse, attenuanti di circostanza, una sorta di effetto spostamento sul dilagare delle sostanze stupefacenti, a fronte degli innumerevoli arresti, delle operazioni eclatanti, la passerella dei combattenti a tutto campo, ciò nonostante i morti per overdose aumentano, i compratori si moltiplicano, i venditori di morte anche. Certo che se invece di fare man bassa di parole valigia, interventi roboanti, reiterate vetrine per un disco per l’estate, ci fosse veramente la volontà politica di fare fronte comune, il sistema andrebbe cambiato perchè  sbagliato. E’ necessaria una indignazione dapprima statuale, a seguire politica e infine sociale, forse si giungerebbe a comprendere la sofferenza e il dolore per un giovanissimo scomparso per un buco, una sniffata, forse potremmo addirittura percepire il richiamo di quella richiesta di giustizia che sale alta da parte di chi ha le carni scarnificate dalla tragedia, da parte di chi in quelle assenze ritrova implacabile l’ingiustizia di una presenza costante. C’è un dispendio di propositi, di progetti, di idee per combattere questo fenomeno, tutti insieme appassionatamente, per poi renderci conto dell’ipocrisia pervasiva e dell’ipnosi letteraria che non consentono di vincere la guerra, troppo spesso confusa  con la battaglia che però non approda a una sintesi accettabile.  Il cambiamento non passa attraverso le lezioncine decantate in qualche cattedra, perché un giovanissimo non capisce il pericolo per quanto fa, si fanno. Qualcuno ha detto:”Una società civile protegge i bambini, gli indifesi: è chiamata a questo e, se non lo fa, non può ritenersi una società civile”.

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