Le dodici fatiche di Ercole (Prodi)

Perché proprio dodici sono i punti da blindare per un secondo governo Prodi? Perché non tredici oppure diciassette?
Data la mancanza di ogni aderenza con la realtà dovuta ad una politica incomprensibile, non resta che supporre l’esistenza di un vero significato esoterico nella scelta del numero.
Dodici sono i mesi dell’anno, i segni dello zodiaco, il numero atomico del magnesio. Dodici sono le stelle che compongono il cerchio della bandiera europea. Dodici erano i patriarchi di Israele, gli spigoli del cubo, il nome di un asteroide ecc.
Dodici furono le fatiche di Eracle e dodici saranno quelle di Prodi per espiare il fatto di essersi reso colpevole della caduta del suo governo.
Con lo stesso metro del mito di Eracle, il Presidente del Consiglio, sfida la morte del suo governo. E’ in questi dodici punti, che sarà necessario rintracciare il significato allegorico e morale che dovrebbe portare l’intero governo in un vero e proprio cammino “mistico”.
Non è dato sapere, almeno per il momento, se Prodi si sia recato nelle metope del Tempio di Zeus ad Olimpia a prendere visione personalmente della famosa rappresentazione scultorea delle fatiche di Ercole. Ma che si sia recato a Delfi, dall’Oracolo, questo sembra ormai certo.
Si sa anche che Sircana, fedele accompagnatore alla stregua di Licinio, lo seguirà passo passo nelle dodici fatiche riportateci una ad una dall’Apollodoro Terzulli in pieno tg uno.
Da una prima lettura, è apparso subito che l’impresa di Ercole, al cospetto, sia stata proprio uno scherzo da ragazzi. Cosa volete sia stato uccidere il Leone di Nemea col (1) rispetto degli impegni internazionali del governo; oppure uccidere l’Idra di Lerna con (2) l’impegno forte per la cultura, scuola, università, ricerca ed innovazione; catturare il cinghiale di Erimanto e la Cerva di Cerinea, una gita fuori porta per Ercole, altra musica sarebbe stata vederlo alle prese con (3) la TAV ed avere il coraggio di (4) affidarsi a Sircana; disperdere gli uccelli del lago Stinfalo con la (5) diversificazione delle fonti energetiche; ripulire in un giorno le stalle di Augia con (6) le liberalizzazioni; catturare il toro di Creta con (7) l’attenzione permanente e l’impegno concreto a cominciare dalla sicurezza del Mezzogiorno; rubare le cavalle di Diomede con (8) la riduzione della spesa pubblica ed i costi della politica; impossessarsi della cintura di Ippolita con (9) il riordino del sistema previdenziale; rubare i buoi di Gerione con (10) il rilancio delle politiche a sostegno della famiglia; rubare i pomi d’oro del giardino delle Esperidi con le (11) soluzioni delle incompatibilità tra incarichi di governo e parlamentari; portare il cane Cerbero con la (12) riconosciuta autorità del Presidente del Consiglio in caso di contrasto.
Dodici sono gli apostoli con annessi e connessi Giuda compreso predestinato alla sua funzione.
Docici. Con una dozzina si quantifica un acquisto privo di qualità, sbrigativo e frettoloso. “Quella sporca dozzina” dell’omonimo film, simbolo di una accozzaglia pronta a tutto, era composta da dodici galeotti.
Insomma, questo Paese ha dodici problemi e su questi si è barattato il consenso e l’appoggio all’esecutivo. Solo dodici preoccupazioni che, nel dodecalogo, non menzionano mai il sostantivo cittadino, stipendio, pensione, precarietà, aspettativa, diritti.
Niente che faccia pensare ai destinatari diretti dei dodici punti per la ripresa dell’attività di governo prioritari e non negoziabili.
Solo dodici problemi? Ma allora c’è da stare allegri! Io chi sa cosa mi credevo. In fondo questo Paese non è afflitto più di tanto dalla disoccupazione o dalla crisi della sanità. Finalmente ci dicono la verità e ce la dice quella sinistra radicale baluardo dei diritti e difensore della “giustizia”, quella stessa sinistra che confessa di non essere in grado di poter governare un bel niente e, di questo, ne fa un suo punto di forza.
Deve smetterla allora, quella parte del paese che continua a lamentarsi, non è possibile sostenere che, per soli dodici punti, una nazione intera stenti a vivere in una crisi economica che affligge.
Il centrosinistra lo ha ricordato ogni giorno durante tutta la durata del governo Berlusconi pressandolo, offendendolo e mettendogli fretta.
Questi dodici puntini hanno il difetto incorreggibile di riguardare il lungo periodo, anzi, il lunghissimo periodo. Cioè, i risultati delle loro attuazioni si avranno, in tutta la loro esplosiva, necessaria e dirompente positività, tra parecchi anni. Che sia una inezia o una pinzillacchera l’assoluto abbandono dello status quo delle contingenze, non ha granché rilievo.
Tutto questo per dodici puntini, chi l’avrebbe mai detto e, per realizzarli, qualche senatore, si giocherà la faccia, il nome, la reputazione e la credibilità.
Cosa non si farebbe per il bene del paese!

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