Come il solito non si rinuncia allo spettacolo televisivo. I conduttori delle trasmissioni cosiddette di approfondimento, ma che in realtà sono spesso di sprofondamento nel fango, si tuffano famelici (alcuni già si sono tuffati) sul cibo succulento di cui si nutrono e nutrono i telespettatori. In questi giorni il cibo è costituito dal video di Beppe Grillo in difesa del figlio accusato di stupro. Preparatevi a vederlo e rivederlo mille volte. Detto questo, la mia breve, amara riflessione riguardo alla rabbia di Beppe Grillo: è da attribuire all’amore per il figlio oppure all’amore di sé? Al timore per la sorte che potrebbe toccare al figlio, qualora fosse accertata la sua colpevolezza, o al timore della vergogna d’avere un figlio stupratore? Alla certezza dell’innocenza del figlio, oppure al rifiuto, comprensibile, d’avere un figlio stupratore?
Renato Pierri