Chiude uno storico luogo di cultura

Lo storico cinema Azzurro Scipioni, fondato nel 1982 nel quartiere Prati in Via degli Scipioni, ha chiuso.

Il cinema fondato dal regista e scrittore Silvano Agosti, prese il nome dal film il Pianeta azzurro, di Franco Piavoli del 1982, e dalla via dove è ubicato.

La sala fu aperta in un momento storico in cui si registrò la crisi dei cinema tradizionali, e questo settore culturale era salvaguardato anche da realtà di piccole dimensioni, come quella di cui stiamo trattando, che offrivano agli spettatori film che non avrebbero mai trovato spazio nella programmazione commerciale.

Per dare un’idea delle proporzioni di questa crisi industriale, basti pensare che nel 1985 furono prodotti solo 80 film (il più basso dal dopoguerra), e il numero totale di spettatori passò dai 525 milioni del 1970 a 123 milioni.

Alcune note biografiche del fondatore sono necessarie per inquadrare questo poliedrico personaggio.

Agosti ha frequentato il Centro Sperimentale di Cinematografia di Roma diplomandosi nel 1962, e con il cortometraggio La veglia venne premiato con il Ciak d’oro (come migliore allievo) dal Presidente della Repubblica.

Nel 1967 esordì nella regia cinematografica con il lungometraggio Il giardino delle delizie, film che si avvaleva della musica di Ennio Morricone che partecipò all’Expo universale di Montreal, come uno dei dieci migliori film prodotti nel mondo in quell’anno.

Negli anni della contestazione Agosti documentò i movimenti giovanili romani.

Ha poi fondato la casa di produzione 11 marzo Cinematografica che produrrà tutti i suoi film.

Sul piano letterario ha firmato diversi romanzi e poesie.

Durante il lockdown di marzo 2020 il locale, come tutti i luoghi di cultura, aveva chiuso, e l’affitto era stato ragionevolmente sospeso.

Il cinema, così, era sopravvissuto grazie a una provvidenziale raccolta fondi.

Poi per una paradossale situazione il fondatore ha dovuto continuare a pagare l’affitto divenuto troppo alto e insostenibile, a causa della chiusura al pubblico.

Il recente decreto ristori non è servito, purtroppo, a lanciare una ciambella di salvataggio alla sala, perché il cinema finchè è esistito veniva gestito da un’associazione culturale, e non vi erano biglietti cartacei emessi perché l’entrata si pagava ad offerta.

Il progetto culturale portato avanti dall’Azzurro Scipioni avrebbe benissimo potuto traslocare nelle tre vicine caserme chiuse da moltissimi anni, evitandone così la chiusura, ma purtroppo questo non è avvenuto.

Nel 2022 il cinema avrebbe compiuto quaranta anni, avendo proiettato nelle sue due sale, cinema d’autore, ospitando nomi come Antonioni, Fellini, Bernardo Bertolucci che affermava: ricorderemo il mondo attraverso il cinema, e Ennio Morricone.

Ricorrenza che non potrà essere celebrata a meno che non interverranno provvidenziali eventi di salvataggio.

Contro la chiusura del cinema si sono levate giustamente molte voci, ma finora nessuno ha ritenuto di intervenire per scongiurare la chiusura.

Le più di 6.000 firme raccolte non sono bastate a salvarlo.

Un cinema molto amato e conosciuto così chiude i battenti, lasciando orfane generazioni di cinefili passati in questo storico cinema d’essai.

La chiusura della sala rappresenta uno tra i colpi più forti assestati alla vita culturale della Capitale.

Speriamo che le istituzioni raccolgano gli appelli per salvare questo storico luogo di cultura.

Diceva Ingmar Bergam, regista e sceneggiatore svedese, che non c’è nessuna forma d’arte come il cinema per colpire la coscienza, scuotere le emozioni e raggiungere le stanze segrete dell’anima.

E’ con l’auspicio contenuto parafrasando le parole di Bergman che ci auguriamo vengano scosse le coscienze di chi può fare qualcosa per salvare l’Azzurro Scipioni.

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