Il mondo non dovrebbe cedere all’estorsione nucleare del regime iraniano

Di Mahmoud Hakamian

Heiko Maas, ministro tedesco degli Affari Esteri, ha sollecitato il regime iraniano a rispettare pienamente i termini dell’accordo nucleare del 2015 con le potenze mondiali. Fare richieste al regime non fermerà la campagna di estorsione nucleare dei mullah e la ricerca di una bomba nucleare; l’Europa dovrebbe intraprendere un’azione decisiva.

Maas ha chiesto la “piena conformità, piena trasparenza e piena cooperazione” del regime, in base ai termini dell’accordo nucleare noto come Piano d’Azione Globale Congiunto (Joint Comprehensive Plan of Action – JCPOA), dopo la decisione del regime di non onorare più il Protocollo aggiuntivo del Trattato di Non Proliferazione nucleare, che garantirebbe agli ispettori dell’Agenzia Internazionale per l’Energia Atomica (AIEA) l’accesso alle informazioni e all’ubicazione dei siti nucleari del regime.

Del resto, secondo le rivelazioni della Resistenza iraniana nel 2017, i mullah non avevano mai rispettato i loro impegni secondo i termini del JCPOA. Nel 2018 Teheran ha avviato una campagna di estorsione nucleare violando pubblicamente i propri impegni del JCPOA dopo che gli Stati Uniti si sono ritirati dall’accordo.

Purtroppo, da quando il regime ha iniziato questa campagna, i firmatari europei del JCPOA hanno in parte ceduto al suo ricatto e si sono rifiutati di intraprendere un’azione decisiva.

Gli europei dovrebbero sapere che la campagna di estorsione nucleare del regime non proviene da una posizione di forza.

Il ‘parlamento’ del regime aveva adottato una legge che permetteva al regime di ritirarsi dal Protocollo aggiuntivo, e questa legge avrebbe dovuto essere applicata il 23 febbraio. Domenica 21, al termine del suo viaggio in Iran, il capo dell’AIEA Rafael Grossi ha annunciato un accordo bilaterale con il regime. “L’AIEA continuerà le sue attività di verifica per al massimo tre mesi. Questo accordo temporaneo porterà a un punto in cui possano svolgersi dei negoziati politici”, ha riferito la TV statale iraniana il 24 febbraio citando Grossi.

Questo accordo ha aumentato le lotte intestine del regime. I parlamentari del regime delle fazioni rivali hanno definito il presidente del regime Hassan Rouhani un “traditore”. Infine, il ‘parlamento’ ha approvato una dichiarazione con 221 voti a favore e ha deferito il governo alla magistratura per avere violato la legge.

Ma perché, anche se il capo dell’AIEA ha approvato la sospensione dell’attuazione del Protocollo aggiuntivo come parte dell’accordo, sono aumentate le lotte intestine del regime? Il ‘parlamento’ non aveva chiesto la fine del Protocollo aggiuntivo nella sua risoluzione?

 “Abbiamo convenuto che, in considerazione della legge, e in particolare della disposizione che stabilisce dei limiti, abbiamo raggiunto un’intesa tecnica bilaterale temporanea in base alla quale l’agenzia continuerà le sue necessarie attività di verifica e monitoraggio per un periodo massimo di tre mesi” – ha detto domenica il signor Grossi.

Pertanto, in base all’accordo, il regime sospende formalmente il Protocollo aggiuntivo ma non si avvicina alla sua sostanza, le ispezioni intrusive. Secondo Grossi, sono tutte in vigore.

La ‘Guida suprema’ del regime, Ali Khamenei, era dietro questo nuovo accordo. Khamenei ha incaricato i suoi agenti in ‘parlamento’ di adottare la cosiddetta “legge strategica per revocare le sanzioni” per fare pressione sulla nuova amministrazione statunitense e ricattare la comunità internazionale.

Dopo il viaggio di Grossi in Iran, Khamenei e il suo regime avevano due opzioni:

  1. Attuare le loro minacce, seguendo la loro cosiddetta legge strategica, sospendere tutte le ispezioni e licenziare gli ispettori dell’AIEA. In questo caso, il regime si sarebbe dovuto attendere gravi conseguenze internazionali.
  2. Recedere dalle minacce, dimostrando che la campagna di estorsione nucleare del regime è un segno della loro debolezza.

Khamenei ha scelto la seconda opzione, ma utilizzando la prima opzione come facciata. Ma le lotte intestine senza precedenti nel regime hanno mostrato la profondità della crisi del regime e che la campagna di estorsione nucleare di Teheran non proviene da una posizione di forza.

I leader mondiali dovrebbero capire questo messaggio. La crescente pressione sul regime costringerebbe indubbiamente i mullah a interrompere le loro attività maligne. Fornire al regime pacchetti di incentivi li incoraggerebbe. I leader mondiali dovrebbero punire il regime per la sua estorsione nucleare e altre attività maligne. Dovrebbero reimporre le sei risoluzioni del Consiglio di Sicurezza delle Nazioni Unite volte a frenare le attività nucleari del regime.

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