L’immaginaria povertà del Bambinello


A differenza di tanti bambini che nascevano poveri in Palestina, e di tanti bambini che nascono poverissimi oggi nel mondo, Gesù non nacque povero, come tanti cristiani immaginano, come immaginò san Francesco, e come recita un noto canto di Natale: “Tu scendi dalle stelle, o Re del cielo, e vieni in una grotta al freddo e al gelo. O Bambino mio divino, io ti vedo qui a tremar”. Gesù non nacque al freddo e al gelo, magari pianse come tutti i bambini, ma sicuramente non tremò, stando perlomeno al racconto degli evangelisti. Luca racconta che Maria “avvolse il neonato in fasce e lo depose in una mangiatoia”. Matteo riferisce che i Magi, giunti dall’Oriente per adorare il Bambino, entrarono “nella casa”. Evidentemente la mangiatoia si trovava all’interno di un’abitazione scavata nella roccia. Luca riferisce anche: “C’erano in quella regione alcuni pastori che, pernottando all’aperto, vegliavano tutta la notte facendo la guardia al loro gregge” (8,2). Il che significa che non faceva freddo, altrimenti greggi e pastori si sarebbero trovati al riparo.
Infine: poiché un falegname della Palestina era un uomo abile, utile, e particolarmente stimato, è ragionevole ritenere che Maria e Giuseppe, disponendo di denaro, avessero avuto la possibilità di far nascere il Bambino ben al riparo dal freddo, di avvolgerlo in panni morbidi e caldi, e non in “poveri pannicelli” (Santa Chiara).
Renato Pierri

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