La risposta del feto gravemente malformato

Se per assurdo ci fosse la possibilità di chiedere ad un feto con gravi malformazioni: “Vuoi continuare a svilupparti, sapendo d’avere davanti a te sofferenza e morte prematura?”, e sempre per assurdo il feto avesse la possibilità di rispondere, quale potrebbe essere la risposta se non: “No, grazie, preferisco tornare là da dove sono venuto?”.
Siccome però al posto di quel feto non ci siamo noi, allora diciamo tranquillamente: “Importante è che nasca, poi al resto Dio ci pensa”. Perlomeno questo è il ragionamento purtroppo di molti ancora. La Corte Costituzionale in Polonia ha sancito una sentenza che vieta l’aborto anche in caso di malformazione del feto. Per fortuna le donne polacche sono scese nelle piazze a protestare energicamente, e il governo sta prendendo tempo.
Il Papa ha detto: “Essere veramente liberi non significa affatto fare tutto ciò che mi piace”. Allora non possiamo neppure prenderci la libertà di costringere una donna a far nascere un bambino portatore di gravi malformazioni.
E quali le conseguenze se la sentenza dovesse entrare in vigore? L’impossibilità di rivolgersi alle strutture pubbliche, porta inesorabilmente all’aborto clandestino, ai cucchiai d’oro e alle mammane. Ma che importanza ha?
Renato Pierri

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