Il Consiglio Nazionale della Resistenza Iraniana (NCRI) terrà il suo annuale “Summit globale sull’Iran libero” online il 17 luglio, a causa della pandemia di Covid-19
All’evento parteciperanno migliaia di sostenitori della Resistenza Iraniana, insieme a centinaia di rinomati politici di tutto il mondo.
Qual è il messaggio fondamentale di questa manifestazione, il suo impatto sul regime iraniano e la situazione attuale del regime stesso?
Il regime iraniano è in piena crisi: i 40 anni di oppressione, la sua corruzione ormai istituzionalizzata e le sue politiche di guerra non hanno prodotto altro che miseria per il popolo iraniano. Tuttavia ,tali azioni hanno trasformato la società Iraniana in una polveriera. Nel novembre del 2019, in seguito all’improvviso aumento del carburante, la società Iraniana è esplosa, già al limite di tolleranza verso gli atti del regime tanto che l’anno precedente avevano promosso numerose manifestazioni brutalmente reprrsse.
Centinaia di migliaia di persone si sono riversate nelle strade per protestare contro il potere dei mullah, la radice di tutti i problemi in Iran, chiedendo all’unanimità un cambiamento davvero democratico. In breve tempo le proteste si sono diffuse a macchia d’olio in tutto il paese, tanto da minare le fondamenta del regime stesso.
I manifestanti hanno attaccato i centri di repressione, i palazzi governativi, gli avanposti di sicurezza, le banche, le stazioni di servizio e i seminari affiliati allo stato, in particolar modo quelli dell’Islamic Revolutionary Guard Corps ( IRGC). Alla fine centinaia di edifici sono stati dati alle fiamme o hanno subito gravi danni.
Per ritardare la loro caduta, il regime ha fatto ricorso ad una brutale oppressione.
Secondo i rapporti pubblicati dalla People’s Mojahedin Organization of Iran (PMOI) oltre 1500 persone hanno perso la vita durante le proteste nazionali, mentre altre 12000 sono state arrestate e oltre 4000 ferite. Il regime dei mullah ha imposto un blackout su Internet per impedire che gli avvenimenti iraniani trapelassero all’estero. A destare preoccupazione al regime, a tal punto da esserne terrorizzato, è stato il ruolo di guida delle unità di resistenza del MEK in tutte le proteste.
L’agenzia di stampa statale Fars ha riportato le parole del comandante delle forze di sicurezza dello stato ( SSF) , Hossein Ashtari:” Le nostre indagini dimostrano che le organizzazioni anti- rivoluzionarie e il MEK hanno guidato questi movimenti, dietro le quinte . Le autorità di sicurezza e di polizia del paese hanno identificato queste persone e , a Dio piacendo, saranno puniti per le loro azioni al momento giusto”.
Il quotidiano statale Jomhouri Eslami il 18 novembre riportava :” Il comandante dell’IRGC nella provincia di Fars afferma che i leaders delle rivolte avevano legami con il MEK.”.
Ma quando l’11 gennaio l’IRGC ha ammesso di aver abbattuto un aereo passeggeri ucraino all’inizio del mese, è iniziata un’altra serie di proteste anti regime con gli studenti universitari in prima linea. I loro slogan erano diretti contro i massimi funzionari dello stato, incluso Khamenei come guida spirituale del regime e il presidente Hassan Rouhani e tutti chiedevano la fine di questo regime.
Anche se i mullah ancora una volta sono stati in grado di soffocare nel sangue le rivolte, il boicottaggio generale, e senza precedenti, delle imbarazzanti elezioni parlamentari di febbraio ha mostrato chiaramente che il conflitto popolare con questo regime ha raggiunto un livello ormai irreversibile.
Ora, dopo due insurrezioni a livello nazionale, il regime è alle prese con la pandemia di Covid-19. La cattiva gestione e l’ inefficienza sia in campo sanitario che economico ha permesso che il virus dilagasse rapidamente, causando la morte di oltre 63.000 persone.
La politica criminale del regime dei mullah sull’immunità di gregge, mentre dispone di risorse sufficienti per mantenere la popolazione al sicuro nelle loro case, conferma che il regime non ha a cuore il benessere e la salute degli iraniani, tanto da servirsi del Covid-19 come leva di oppressione. Tuttavia i funzionari del regime ora avvertono una pericolosa situazione “post-coronavirus” e che queste misure potrebbero innescare nuove rivolte. A tal proposito, Ahmaf Naderi, un funzionario del regime, il 7 marzo ha dichiarato al quotidiano Resalat gestito dallo stato:” Sono preoccupato per l’esito sociale e di sicurezza di questa crisi. Presto accadranno ribellioni molto più imponenti di quelle del 2018 e del 2019″.
Mahmoud Hakamian
@HakamianMahmoud