NON SARA’ CHE CON IL PRETESTO DEL CORONAVIRUS SI METTERA’ A TACERE IL MOSE…?

Da buon veneziano, anche se… espatriato sulle montagne bellunesi da diversi anni, non ho mai dimenticato la mia città nella quale, oltre ad averci lavorato per anni in pieno centro, precisamente in Piazza San Marco, Rialto e nella importante Via XXII Marzo, sede di banche, Camera di Commercio ed altro, ho vissuto gli anni migliori della mia giovinezza.  Fra questi, anche se non posso certamente inserirlo sotto un aspetto positivo, c’è stato un giorno del lontano mese di novembre  1966 in cui mi son trovato a raccogliere, a seguito della tristemente famosa acqua alta, le carte che “navigavano”all’interno della banca nella quale lavoravo, sotto le Procuratie di Piazza San Marco.

Pensavo già da  allora alla fine di Venezia, città fragile per conto suo, in quanto non potendo  l’uomo competere con la natura, non potevo certo dare per scontato che ciò non potesse succedere nuovamente. Infatti, già da allora avevo avuto sentore, anche sulla base delle continue acque alte, sempre o quasi, in continua crescita col passare degli anni,  che un qualcosa, prima o poi, sarebbe accaduto: esattamente come è successo nel novembre del 2019, quindi, guarda caso,  sempre a novembre come la volta scorsa.

Nel frattempo, non soltanto chi scrive, ma anche il Sindaco Massimo Cacciari e l’Assessore Gianfranco Bettin, dicevamo che il Mose non sarebbe servito a nulla, salvo…sperare nei miracoli della natura. Da allora sono passati vari decenni è la tanto decantata opera, alias paratie mobili, per salvare Venezia dalle acque alte, sembra non avere una fine, malgrado le recenti rassicurazioni da parte delle autorità che si sono succedute, ultima, quella che ricordo, la dott.ssa Elisabetta Spitz, in attesa di altre due…(se sono bene aggiornato)

Fatto questo lungo preambolo, almeno dalle notizie che possiedo, mi pare che tutto sia ancora fermo, una volta perché gli impianti sono arrugginiti, un’altra perché una paratia non si chiude a dovere, l’altra perché trovano un buco finanziario lasciato dalle precedenti gestioni, altra perché sono richiesti altri milioni di euro,  un’altra ancora perché  si collauda l’opera con qualche riserva “silente” in attesa di un nuovo  (?) disgraziato evento, ed avanti di questo passo… ecc.ecc. (altro non posso aggiungere in quanto parlo da uomo della strada e non da tecnico), tuttavia, nel caso di specie,  mi vien da pensare alla …Giulio Andreotti.

Io penso infatti che  il Coronavirus sia arrivato a..fagiolo per poter avere un pretesto ulteriore allo scopo di rimandare ancora sine die… anche perché finora mai nessuno si è sbilanciato  affermando che l’opera è a posto… o funzionerà davvero.

Se sbaglio, chiederò venia, ma sarà abbastanza improbabile..

Arnaldo  De Porti

(Belluno-Feltre)

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