Il “girotonno” non è un gioco per bambini… ma una orrida mattanza!

Mentre il Mediterraneo diventa sempre più inquinato, la biodiversità si affievolisce e la vita acquatica sta quasi scomparendo ancora si “inventano” tradizioni che non hanno attinenza con il momento presente. L’intero Mediterraneo dovrebbe essere dichiarato Parco Marino e Bene dell’Umanità, in tutta la sua estensione, e la pesca dovrebbe esservi completamente vietata. Questo soprattutto con sistemi che comportano la distruzione caparbia di intere specie ittiche.

Anni addietro conobbi il regista Vittorio De Seta, il quale visitò la sede del nostro Circolo Vegetariano VV.TT.  (allora in Calcata) per proiettarvi un suo documentario sulla mattanza dei tonni. Mai mi sentii così schifato per la crudeltà umana come in quella occasione, in cui assistetti alla turpe e glaciale metodicità con la quale vengono uccisi centinaia di tonni.

Affermò De Seta: «Lo sguardo neutrale è una menzogna, specie nel mio lavoro, dove basta spostare la macchina da presa di pochi centimetri perché tutto cambi». Ed è verissimo. Infatti in quel trucido documentario il regista non cercò minimamente di evitare le scene più disdicevoli e cruente, mostrando nella sua pienezza quanto avveniva sotto i suoi occhi. Il tonno è un pesce pelagico con caratteristiche uniche, tra cui quella di essere l’unico pesce a sangue caldo… il che significa che quando viene arpionato perde sangue, sangue rosso… e durante la mattanza tutto lo specchio di mare circoscritto dai barconi da pesca diventa cremisi, come fosse cosparso di petali di rosa.

Il trionfo del rosso rubino e l’abiezione più nera della morte inflitta con sistematica efficienza. Inoltre questi pesci non servono nemmeno per il fabbisogno locale, poiché la maggior parte dei tonni viene esportata in Giappone per farne “sushi”. Il tonno rosso, oggetto di annientamento, non è una cosa ma un essere intelligente e capace di percepire il dolore e di avere paura della morte. Se noi umani potessimo udire il loro grido un uragano di terrore si riverserebbe sulle coste… ma tutto l’evento sanguinoso si svolge in un surreale silenzio… Persino i pescatori tacciono. Non si ode alcun suono, se non l’ansimare di corpi affaticati ad uccidere. Ogni anno, anche nell’isola di San Pietro, in Sardegna, nella città di Carloforte si tiene questa manifestazione sanguinaria, la mattanza dei tonni, chiamata con il nome scherzoso di pessimo gusto “Il girotonno”.

Quest’anno dovrebbe svolgersi  dal  30 maggio al 2  giugno (https://www.paradisola.it/articoli/sagre-e-gastronomia/7563-girotonno-carloforte-2020) .

Durante la sanguinosa pesca, che è diventata un appuntamento turistico, i tonni rimasti imbrigliati in un cerchio di reti vengono tirati su e, come descritto sul sito della manifestazione: «I tonni man mano che gli viene a mancare l’acqua si dibattono, urtano violentemente tra loro, si feriscono. Quando sono ormai sfiniti li aspettano i ‘crocchi’, i micidiali uncini dei tonnarotti montati su delle aste, che servono per agganciare i pesci e issarli sulle barche. La mattanza è uno spettacolo sanguinoso e crudele, il mare si tinge di rosso, sembra un campo di battaglia. È al tempo stesso emozionante, ed è per questo che gli spettatori non mancano, anzi di anno in anno si fanno sempre più numerosi, arrivando da quei luoghi dove la lotta per la sopravvivenza sembra essere un ricordo di tempi lontani». Insomma si sponsorizzano la crudeltà e lo sterminio come si trattasse di uno spettacolo folkloristico, come fosse un “tamurè” ballato da splendide fanciulle… mentre è la descrizione di una violenza senza pari, l’annientamento di animali che si stanno estinguendo, anche a causa, oltre che dell’inquinamento, della pesca selvaggia. Mi auguro che gli amministratori della bella Sardegna e di Carloforte, luogo decantato per le sue bellezze naturalistiche, sappiano compiere una scelta etica e naturalistica, e  dimostrino la loro crescita di coscienza, annullando la truce manifestazione da loro prevista.

Quando una manifestazione culturale diviene contraria ai suoi stessi scopi e causa la distruzione dell’habitat va eliminata. Non si può accettare di attrarre e divertire il pubblico con la morte, come facevano gli antichi nell’arena.

Paolo D’Arpini

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