CATANZARO NEL MEDITERRANEO. UN CONVEGNO IL 18 APRILE

di Diego Amelio

Giovedì 18 Aprile, alle ore 10.30, presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, nella sede del corso di laurea in Sociologia, verrà presentato il volume “Lumi sul Mediterraneo” (Jouvence, 2018), a cura dei professori Antonio Cecere e Antonio Coratti. Il volume, al momento unico nel suo genere, raccoglie contributi che vanno dalla filologia islamica alla filosofia pubblica, dal diritto pubblico al diritto privato delle religioni, e costituisce una preziosa occasione di studi che ha riguardato specificamente la nuova costituzione tunisina, nonché lo sviluppo di una rete politica delle relazioni interconfessionali nello spazio giuridico mediterraneo. Ne abbiamo parlato con Domenico Bilotti, uno degli autori del volume e docente, presso l’Università Magna Graecia di Catanzaro, di “Diritto delle religioni” e “Storia delle Religioni”.

-Com’è nata l’esperienza di “Lumi sul Mediterraneo”? Che cosa rappresenta in pratica nella realtà italiana di oggi?

Ormai poco più di un anno addietro fui invitato a intervenire a un seminario organizzato presso l’Università Sapienza, nella bella cornice di Villa Mirafiori. Quell’evento si inseriva in un percorso di ricerca che mirava a valorizzare le posizioni dei giuristi e degli intellettuali laici nel Mediterraneo islamico. In quella circostanza, erano presenti studiosi che hanno dedicato le proprie ricerche recenti alla costruzione dello spazio pubblico, a prescindere dai vincoli di fede: Gianfranco Macrì, Antonio Cecere, Paolo Quintili. La sfida che veniva lanciata era chiara: l’Italia, se vuole avere un ruolo concreto nella realtà mediterranea attuale, non può più (non sappiamo se per fortuna o purtroppo) reclamarlo con gli eserciti, coi comparaggi politici o col denaro; deve rivendicarlo facendo incontrare le culture, le storie, le tradizioni. Anche quelle normative.

-Che cosa ci si dovrà aspettare dall’incontro di Catanzaro del 18 Aprile?

L’Università “Magna Graecia” di Catanzaro ha molte eccellenze, nei diversi settori di studio che sono rappresentati sotto il suo scudo. La mattinata del 18 Aprile rappresenta per l’ateneo un ulteriore primato: il volume “Lumi sul Mediterraneo” è atteso da un fitto calendario di incontri con le accademie di tutto il mondo, perché un bilancio globale delle Primavere Arabe non è stato ancora attendibilmente formulato. Eppure, davanti a tanti incontri in cantiere, il nostro ateneo anticipa gli altri e ospita la prima occasione di studio al riguardo. Credo sia un risultato eccezionale, che certifica la qualità che si punta a offrire nei diversi ambiti. C’è un parterre ricchissimo che sezionerà i contenuti del testo: privatisti, costituzionalisti, sociologi, medici. Si è colta davvero la rilevanza del tema e la si offre alla nostra vivace popolazione studentesca, che fa buone cose quando è sollecitata a dare il massimo.

-Perché la sede di Sociologia per presentare il volume?

L’occasione è nata grazie al corso di “Storia delle Religioni” e ai suoi frequentanti: le studentesse e gli studenti hanno mostrato insospettabile interesse verso le inevitabili discendenze che i diritti positivi pagano rispetto agli orizzonti di senso delle “vecchie” culture politiche e religiose. Il corso di Laurea in Sociologia va ritenuto poi una bella scommessa (vinta) per chi lo ha promosso e voluto attivare: una terra apparentemente paralizzata dall’accesso al grande capitale di rischio (ri)scopre la rilevanza del rapporto col capitale umano, la sola vera grande ricchezza immateriale che si traduce e può tradursi in precisi contrappunti e abbrivi per un cambiamento della nostra terra e della nostra Regione.

-Che sviluppi sono attesi? Perché difendere una specificità dei rapporti tra Francia, Italia e Tunisia?

La difendiamo perché il mondo è interessato ad essa e perché appartiene alla nostra griglia di valutazione dei fenomeni sociali e giuridici. Recentemente a un incontro presso l’Università di Roma 3, ho presentato una ricerca inedita sulla definizione del contratto nel Codice napoleonico del 1801 e ho sviluppato questo percorso definizionale nella realtà giuridica italiana e in quella degli ordinamenti post-coloniali (come, con le loro tipicità, la Tunisia e il Marocco). Lo stesso contributo di riflessione, sull’interpretazione del contratto, è pronta a sentirlo nel mese di Maggio la prestigiosa Law School di New York. Non si difende perciò un esclusivismo trilaterale, ma si presentano nozioni che all’elaborazione comune ottengono grande consenso perché rappresentano pienamente le sfide dei nostri tempi.

-Gli argomenti di studio coinvolgono insieme il futuro dell’Islam, dell’Europa e del Mediterraneo. Che ruolo hanno gli studiosi al riguardo?

Si tratta di temi necessari alla comprensione di ciò che sta accadendo. Tanti pluralisti della domenica tentano di crearsi un Islam prefabbricato, per cui il diritto islamico, in particolar modo quello dei Paesi mediterranei, avrebbe tutte le caratteristiche per essere un diritto subordinato al nostro. Sento parlare di Islam e obiezione di coscienza (l’obiezione di coscienza del costituzionalismo contemporaneo è molto diversa dalle eccezioni regolative del diritto islamico), di Islam e dialogo interreligioso (e non si capisce quanto la vera sfida interreligiosa sia all’interno dell’Islam e nel rapporto tra le sue diverse scuole giuridiche interne), di Islam e chissà che altro … mi sembrano esercizi affetti da esibizionismo, se va bene, o forse talvolta da superficialità d’indagine. Le consonanze tra il Mediterraneo islamico e l’europeismo dei Paesi europei mediterranei non sono frutto di estemporaneità, ma rappresentano itinerari di storie comuni. E allora, forse, la cosa migliore sarebbe mettersi a studiarle. Noi ci proviamo.

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