La bufala dell’8 marzo

Le donne italiane si stanno accingendo a celebrare l’8 marzo. Una festa, praticamente inesistente. La mitologia femminista ha tramandato per decenni il racconto che la data dell’8 marzo fu scelta alla seconda Conferenza internazionale di donne socialiste a Copenhagen, nel 1910, per commemorare la carneficina di oltre cento operaie di una camiceria di New York, intrappolate in un incendio appiccato dal padrone della fabbrica per vendicarsi di uno sciopero. Recentemente si è scoperto che l’incendio non era riconducibile né a scioperi, né a serrate, che fece vittime anche fra gli uomini, e che soprattutto avvenne nel 1911, cioè un anno dopo Copenhagen. In realtà , l’istituzione dell’8 marzo come Festa della donna risale alla III Internazionale comunista, svoltasi a Mosca nel 1921, dove fu lanciata da Lenin come “Festa internazionale delle operaie”, in onore della prima manifestazione delle operaie di Pietroburgo contro lo zarismo. Una festa comunista dunque, che però offre alle donne in carriera invidiose delle scalate professionali dei colleghi maschi o semplicemente frustrate dalla vita di coppia, la possibilità di vendicarsi, “rifacendosi” gli occhi in night club e localini chic. Con immenso giubilo, dei venditori di mimose.
Gianni Toffali Verona

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