Intervista al Senatore Antonio Razzi: la confidenza di chiedere al vice di Kim Jong Un davanti a tutti: "Sono preoccupato…mica vorrai lanciare una bomba atomica su Seul? Non fare scherzi!"

Alla convention di Parisi cosa è successo? Lei va a fare l'esibizionista mentre Parisi si propone leader Forza Italia dal pulpito?

Ma no ma che esibizionista. Niente, sono stato invitato da Parisi e volentieri ho partecipato a quell'evento.

Ed allora?

Quando sono arrivato nella location accompagnato da alcuni amici, prima ancora di entrare mi si sono avvicinati giornalisti e telecamere alle quali ho rilasciato dichiarazioni su loro domande. Quando sono entrato un cerimoniere voleva che prendessi posto nella prima fila. Io non ho voluto ed ho preferito stare indietro per assistere ai lavori.

Poi si è alzato e si è messo a ballare la tarantella?

Ma no. Anche lì sono venuti giornalisti e telecamere e, nonostante non volessi dare loro credito, sono stato invitato dagli addetti alla sala a raggiungere l'uscita per non dare fastidio agli oratori e così ho fatto. E pensare che quando tutto è finito ho evitato si salire a salutarlo. Infatti ho chiamato Parisi al telefono per scusarmi di questo ma mi ha risposto solo l'indomani mattina la moglie dicendomi che il marito non poteva parlarmi.

Certo che Parisi poi si è sfogato con lei un bel po' dicendo che lei non era stato invitato, che non la conosceva e che era solo un esibizionista perché gli aveva rubato la scena.

Su questo mi sono già espresso e la caduta di stile mostrata non appartiene certo alle prerogative di un leader e, comunque, non ho ricevuto scuse né ufficiali né ufficiose. Quindi…

Quindi che?

…e quindi siamo da capo a tredici come si dice non è certo una persona che incontri a fare la spesa al Market. Ringrazio Paolo Romani che in qualità di Capo Gruppo al Senato non ha mancato di esprimermi la sua solidarietà con un comunicato stampa esternando le sue perplessità sui fatti accaduti. Parimenti ringrazio il senatore Altero Matteoli che mi è stato altrettanto vicino.

Da capo a tredici intende sulla leadership di Forza Italia?

Guardi, dato per scontato che Silvio Berlusconi è l'unico leader conclamato del partito e senza di lui non succederà niente bisogna darsi da fare. E lo sa perché? Perché è un uomo che non ha bisogno di nulla e per questo non ricattabile né avvicinabile, in più ci aggiunga il grande carisma che ha e riesce a trasmettere alla gente comune. Se non fosse stato per lui e la sua discesa in campo, oggi avremmo ancora un regime comunista al potere e, considerando la qualità di questa gente, è quanto dire.

Il Senatore Antonio Razzi si chiama fuori?

No, no io mi dichiaro a disposizione. Sono un portatore d'acqua, un gregario, un mediano alla Furino, alla Benetti e sono contendo di lavorare nella squadra di Silvio Berlusconi. Però il partito è pieno di gente in gamba, fortissima politicamente e memoria storica del paese. Occorre un po' di coraggio per farsi avanti con la forza delle idee perché quando le idee sono buone, non c'è dubbio che si vince però occorre la forza della proposizione e dell'ottimismo attraverso un linguaggio semplice e comprensibile. Personalmente sono fiducioso perché so che Silvio Berlusconi lavora incessantemente a questo tema e so anche cosa gli costa in termini di pazienza e fatica. Ha visto il nostro Presidente del Consiglio Matteo Renzi che ora vuole fare il ponte sullo stretto? Quando Berlusconi ne parlò lo misero alla gogna politica e sociale ed oggi ruba il progetto. Almeno Renzi avrebbe potuto proporre un altro ponte per esempio quello con la Sardegna. Almeno sarebbe stato più originale e più colossale ancora di quello sullo stretto.

La sua attività all'estero fa sempre notizia perché?

Perché mi muovo. Parto, ritorno, discuto organizzo, vengo contattato accetto i confronti ecc. L'attività della politica estera, a mio parere, è troppo istituzionale e, mi permetto anche di dire, neanche troppo indipendente. Siamo ancora nel: questo non si fa, questo non si dice nascondendosi dietro i formalismi che non servono a nessuno. Anche a me capita di fare foto insieme ai capi di governo ma in privato ci parliamo da vecchi amici, beviamo il caffè al bar e smitizziamo l'atmosfera con la normalità. Io trovo che siamo troppo incravattati, troppo belle statuine pieni di inchini e strette di mano, salamelecchi molto spesso esagerati e privi di sostanza. Finisce che dopo un incontro imbalsamato del genere ognuno se ne torni a casa senza risultati così come era venuto. Per tre quarti la nostra politica estera è obbedienza.

Obbedienza? Obbediamo a chi?

Non le dico a chi ma si sa. Obbediamo a regole imposte che vogliono essere generali e che non tengono in alcun conto delle peculiarità nazionali di ciascun paese. Insomma, per farla breve con un esempio per esprimermi meglio è come se avessero deciso di condire qualsiasi piatto con il peperoncino non tenendo conto che a qualcuno il peperoncino non piace ma lo deve mangiare per forza. I Ministeri degli Esteri sembrano composti da una nomenklatura che ricorda i Soviet piuttosto un mezzo, un sistema di relazioni diplomatiche utili alle aggregazioni ed alle mediazioni.

E lei cosa ha ottenuto per esempio nei rapporti con la Repubblica Democratica Popolare di Corea?

Amicizia e rispetto massimo. E poi me lo consenta, la confidenza di chiedere al vice di Kim Jong Un davanti a tutti: “Sono preoccupato…mica vorrai lanciare una bomba atomica su Seul? Non fare scherzi!” e lui sorridendo mi ha risposto: “Tranquillo, non saremo mai noi ad offendere nessuno e a cominciare una guerra. Noi non vogliamo la guerra” bravo, così si fa gli ho detto.

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