Progressiva abolizione dei diritti dei lavoratori

Con il jobs act il governo in carica ha eliminato per i nuovi assunti l’articolo 18 dello Statuto dei lavoratori che prevede il diritto alla reintegra nel posto di lavoro in caso di licenziamento privo di giusta causa o di giustificato motivo oggettivo.
I nuovi assunti saranno così maggiormente ricattabili e per paura di perdere il posto saranno costretti a sopportare ingiustizie e soprusi qualora questi dovessero verificarsi.
Un’aberrazione in uno Stato di diritto. Ma mala tempora currunt almeno nel mondo del lavoro.
Il contratto a tutele crescenti, punto centrale del jobs act, ha reso tutti i nuovi contratti facilmente revocabili.
E’ possibile persino un contratto di lavoro a tempo indeterminato per due ore al mese, impedendo così l’accesso all’indennità di disoccupazione.
Sembra una presa in giro, falsa occupazione, ma purtroppo è la realtà.
Sempre questo provvedimento ha poi introdotto, come se non bastasse, anche la possibilità di demansionamento del lavoratore e i controlli a distanza a carico di quest’ultimo.
A questo punto sorge spontanea una domanda: l’esecutivo in carica e questo provvedimento legislativo possono dirsi di sinistra?
Il PD ha origini antiche e precisamente nel PCI che aveva nel suo simbolo la falce e il martello, emblemi del lavoro e che raccoglieva gran parte dei suoi voti nel mondo del lavoro e tra i lavoratori.
Renzi sta trasformando il PD in un forza neocentrista(agli inizi della sua velocissima carriera politica militava nella Margherita,che sicuramente non era un partito di sinistra) che raccoglie il consenso del mondo imprenditoriale per questo provvedimento sul lavoro come su altri versanti e anche di Berlusconi, che lo definisce il suo figlio buono.
C’è da riflettere. Perciò può un elettore di sinistra votare il PD? Ai lettori la risposta.
Ma come se ciò non bastasse a questa offensiva contro i diritti dei lavoratori si sono aggiunte le recenti dichiarazioni del Ministro Poletti sull’orario di lavoro.
Per Poletti l’orario di lavoro è un attrezzo vecchio che non permette l’innovazione, dimenticando come questo sia fondamentale per salvaguardare la condizione dei lavoratori specie di chi sta nelle catene di montaggio, fa il bracciante in campagna o l’infermiere negli ospedali.
Ma queste per Poletti sono considerazioni obsolete e inattuali che impediscono l’innovazione.
Il lavoro è per il Ministro sempre più risultato e meno cessione di energia grazie all’avvento delle tecnologie.
E allora perché non ripristinare il cottimo?
Ancora oggi la maggior parte dei lavori, ma il Ministro sembra non ricordarselo, richiede una presenza fisica e quindi un orario.
E’ in atto un attacco a chi, per fortuna un lavoro lo ha, che si concretizza aggravando la condizione del lavoratore rendendola più pesante e diminuendo al contempo i suoi diritti.
Quando al contrario bisognerebbe invertire questa brutta tendenza.
Compito di un governo e di un Ministro del lavoro di sinistra veri che vogliano migliorare davvero le condizioni quotidiane di lavoro della gente normale.

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