Intervista a Vittoria La Grotteria, membro dell’Associazione “Astarte”

“Non solo 25 novembre”

di Luigi Mariano Guzzo

Istituita dall’Onu nel 1999, si celebra oggi la Giornata contro la violenza sulle donne. Per l’occasione abbiamo intervistato Vittoria La Grotteria, membro dell’associazione “Astarte”, sodalizio attivo da anni sul nostro territorio per difendere e sostenere le donne vittime di violenza.

Cara Vittoria, grazie per aver accettato la nostra intervista. Prima di tutto, spiegaci che cosa è e come opera “Astarte”…

Astarte è un'associazione di promozione sociale nata nel 2011 a Catanzaro dall’idea di un gruppo di professionisti operanti nel sociale. L’associazione opera attraverso un progetto denominato “S.O.S. Astarte Donna”, che è un servizio gratuito ed immediato , con reperibilità 24 ore su 24, fornito alle donne vittime di violenza attraverso il numero verde 800 642 882. Tale servizio offre sostegno di tipo psico- socio- educativo, legale e di accompagnamento in strutture di accoglienza alle donne che ne fanno richiesta. Il supporto tecnico degli esperti prosegue con la formulazione di un piano di interventi personalizzato, finalizzato al reinserimento sociale della vittima, attraverso il coinvolgimento di altri servizi presenti nel territorio. Dal novembre 2014 il progetto è stato approvato, riconosciuto e finanziato dall'8per mille della Tavola Valdese.

Che cosa rappresenta per il nostro territorio la giornata del 25 novembre?

Oggi è ufficialmente la Giornata mondiale contro la violenza sulle donne. Un’importante occasione di riflessione su un tema così importante. Ma non deve esaurirsi tutto oggi. Ogni giorno dobbiamo ricordarci del valore della donna e, soprattutto nel nostro territorio, bisogna che si prenda consapevolezza reale del fenomeno della violenza sulle donne, un fenomeno spesso rimane nascosto. Non a caso il convegno della nostra Associazione lo abbiamo voluto organizzare in una giornata diversa da quella scelta dall’Onu. E così domani, 26 novembre, “Astarte” promuove un incontro presso la biblioteca comunale di Catanzaro, dal titolo “Non solo 25 novembre”.

Con l’associazione sei quindi in prima linea. Che cosa si prova ad aver di fronte una donna vittima di violenza che sta cercando aiuto?

Si prova un forte senso di sgomento. Una donna che ha subito violenza è devastata, confusa, fa fatica ad esprimersi. Si tratta di una donna che ha esaurito tutte le sue energie per attuare lunghe strategie di sopravvivenza e non ha più voglia di raccontare, magari per l’ennesima volta, la sua storia, perché fino a quel momento nessuno l'ha creduta. Normalmente la vittima tende a giustificare il proprio compagno, il quale spesso chiede scusa e promette di non ripetersi più. La vittima confonde il possesso per amore e la sopraffazione per protezione. È così abituata all'umiliazione che non ci fa più caso, si convince che si tratta di normalità. La violenza è un circolo vizioso, è frutto di un amore malato, di plagio, di manipolazione. Subire un’aggressione spesso vuol dire vivere una minaccia di morte o lesioni gravi, e certamente è una minaccia alla integrità fisica e psichica, prima ancora che come donna, come essere umano

Che cosa esattamente intendiamo quando parliamo di violenza contro le donne?

La violenza non scatta mai di punto in bianco e non può identificarsi, come spesso accade, esclusivamente con quella fisica, la quale, indubbiamente, costituisce la manifestazione più estrema.

Generalmente questa è preceduta da una forma più sottile e perversa di violenza, quella psicologica che non ha effetti immediatamente percepibili e, men che meno, documentabili, ma che tuttavia, costituisce una forma di esercizio del potere di controllo dell’uomo a danno della donna che la subisce. Nella peggiore delle ipotesi, conduce ad una forte disistima e distruzione psicologica, oltre che ad una perdita dell’identità.Nella forma minore rimane comunque un modo per sottolineare l'inferiorità. È una grave mancanza di rispetto che mira a far perdere la consapevolezza del valore della persona che la subisce. Colui che perpetra violenza utilizza l'altro come bersaglio su cui scaricare i propri conflitti interiori. Ci troviamo di fronte ad un individuo che ha bisogno di sentirsi migliore schiacciando l'altro. Per farla breve è un debole, un soggetto frustrato che non sa relazionarsi.

La violenza sulle donne, purtroppo, è spesso violenza dentro le mura domestiche, che può coinvolgere, anche solo indirettamente, i figli minori…

E’ vero, molto spesso la violenza attecchisce all’interno dell’ambito familiare. Questo tipo di violenza non è facilmente individuabile, in quanto chi la compie fa di tutto per tenerla nascosta all'esterno, attraverso comportamenti insospettabili. Sentendo amici e parenti parlare bene del suo aggressore, la vittima si confonde ed inizia a dubitare di se stessa, così sfuggendo alla realtà. Sovente la violenza si consuma in presenza di minori, i quali diventano veri e propri inconsapevoli testimoni. I danni che riportano i figli spettatori di comportamenti violenti sono vari. Si tratta sempre di un evento traumatico che avrà ripercussioni negative sul carattere dei bambini

Un messaggio da lanciare a tutte le donne che ci stanno leggendo…

Donne non scoraggiamoci, non rassegniamoci. Non permettiamo a nessuno di annientare la nostra personalità. Rendiamoci conto, una volta per tutte, che non siamo state create per fare le “crocerossine”, ma per far valere i nostri diritti e per difendere la nostra libertà. L'amore non può tollerare persecuzioni, botte, insulti o altro. Mettiamocela pure la gonna senza doverci sentire in colpa per “aver provocato” un uomo. Sentiamoci libere di realizzarci dal punto di vista lavorativo e non accettiamo che ci venga imposto solo di cucinare e stirare. Svegliamoci ogni mattina con la consapevolezza che abbiamo un valore e una dignità che mai nessuno potrà calpestare. Un uomo che ama accarezza, non picchia!

Luigi Mariano Guzzo

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