IRAN RESISTENZA: ISJ condanna le dichiarazioni del ministro iracheno contro gli iraniani a Camp Liberty ed esprime la sue preoccupazioni per le affermazioni attribuite all’Inviato dell’ONU

Il Comitato Internazionale “In Search of Justice” ha emesso il seguente comunicato stampa:
(ISJ) – Il “Ministro per i Diritti Umani” iracheno, Mohammad Majdi al-Bayati il 24 Novembre 2014, durante un incontro con Jane Holl-Lute, Consigliere Speciale del Segretario Generale dell’ONU per il trasferimento dei residenti di Liberty, ha detto: “Il membri del PMOI non possiedono lo status di rifugiati e la loro permanenza in Iraq è illegale perché hanno appoggiato l’ex-regime dittatoriale nei più odiosi crimini commessi contro il popolo iracheno”.
Il 16 Novembre in un incontro con György Busztin, vice-Rappresentante Speciale per l’Iraq del Segretario Generale dell’ONU, al-Bayati ha anche detto: “La presenza di questa organizzazione in Iraq è illegale e quindi la loro espulsione deve essere accelerata”. (sito web del Ministero iracheno per i Diritti Umani – 16 e 24 Novembre 2014)
Sollevando queste false accuse e menzogne, al-Bayati sta preparando il terreno per la distruzione dei residenti di Liberty ed il completamento del piano del regime iraniano in Iraq. Al-Bayati è infatti membro dell’organizzazione terroristica Badr, affiliata alla forza Quds ed è sul libro paga delle Guardie Rivoluzionarie iraniane (IRGC).
L’organizzazione Badr e il suo comandante, Hadi al-Ameri, hanno ripetuto più volte, come ad esempio il 17 Settembre 2014: “Noi obbediamo agli ordini del leader supremo dell’Iran. Sin dal primo giorno la nostra politica è stata quella di essere presenti sui campi di battaglia secondo gli ordini della sharia che ci vengono dal leader della rivoluzione islamica, l’ayatollah Ali Khamenei. E prima della fatwa emessa dal capo religioso Ali Sistani, combattevamo sui due fronti di Siria e al-Anbar in Iraq”.
Le accuse di al-Bayati non hanno alcun valore dopo le sentenze emesse da decine di tribunali dell’Unione Europea, degli Stati Uniti, del Regno Unito, della Francia e di altre nazioni, le quali hanno prosciolto il PMOI da ogni accusa di questo genere e l’hanno rimossa da tutte le liste terroristiche. Dodici anni dopo la caduta del precedente regime in Iraq, non c’è alcuna prova a sostegno di tali accuse. Hoshyar Zebari, l’attuale Ministro delle Finanze iracheno, che è stato ministro degli esteri di questo paese per un decennio, aveva rilasciato una testimonianza scritta al tribunale olandese nel 1999 come membro dell’Ufficio Politico, nonché rappresentante del Partito Democratico del Kurdistan dicendo: “Non ci siamo imbattuti in nessuna prova che suggerisca che i Mojahedin abbiano esercitato alcuna ostilità nei confronti della popolazione del Kurdistan iracheno. I Mojahedin-e Khalq hanno il loro programma politico in Iran e i suoi membri non interferiscono con gli affari interni iracheni”.
Chiediamo al Primo Ministro iracheno di non permettere ai ministri del suo governo, appartenenti a partiti legati al regime iraniano, di diffondere tali menzogne, calunnie criminali e di provocare dichiarazioni contro i residenti di Camp Liberty che sono ‘persone protette’ secondo la 4a Convenzione di Ginevra. L’UNHCR ha ripetutamente definito i residenti di Liberty ‘soggetti beneficiari’ che godono della protezione internazionale. Un tale comportamento porterà gli sforzi fatti da al-Abadi, tesi a migliorare l’immagine dell’Iraq, a fallire.
Inoltre ISJ condanna fermamente le dichiarazioni attribuite all’inviata dell’ONU Jane Holl-Lute. Secondo una notizia postata sul sito web del Ministero iracheno per i Diritti Umani, la Holl-Lute ha detto: “L’UNAMI sta cercando di organizzare degli incontri con i familiari dei membri di questa organizzazione per cercare di alleviare i loro problemi e persuaderli a ritornare nel loro paese”. Ha aggiunto che nella sua visita nella Repubblica Islamica dell’Iran ha incontrato molti funzionari iraniani, ha discusso con loro la questione di questi incontri con i familiari e che informerà i suoi colleghi dell’UNHCR sui colloqui avuti a questo riguardo.
Non c’è niente che giustifichi il coinvolgimento degli esponenti del regime iraniano nel destino dei suoi oppositori. Questa organizzazione di “visite con i familiari” da parte dei “funzionari iraniani” non è altro che la replica delle torture psicologiche inflitte ai residenti dal Febbraio 2010 al Dicembre 2011 dagli agenti dell’intelligence iraniano che si facevano passare per familiari dei residenti. Siamo stati informati che i residenti di Liberty avevano già scritto alla Holl-Lute il 28 Ottobre 2014 chiedendole di non coinvolgere l’Iran nella loro delicata questione.
Gli agenti che hanno inflitto torture psicologiche ai residenti di Ashraf tra il 2010 e il 2011, venivano costantemente trasferiti a Baghdad dall’Iran e l’ambasciata di Baghdad risolveva le loro questioni politiche e logistiche per il loro soggiorno fuori da Ashraf.
Ci siamo allarmati nell’apprendere che il 22 Novembre i siti web affiliati al Ministero dell’Intelligence iraniano hanno citato l’ambasciatore del regime in Iraq , che è stato un comandante della forza Quds, il quale ha parlato seguendo la stessa linea dell’inviata ONU: “Hassan Danaifar, ambasciatore in Iraq della Repubblica Islamica dell’Iran, ha visitato Campo Ashraf nella provincia di Diyala… ed ha espresso la sua speranza che presto le famiglie addolorate e affrante dei membri del PMOI possano incontrare i loro cari a Camp Liberty e che la loro frustrante separazione possa finire…. Danaifar ha promesso che utilizzerà tutte le risorse della Repubblica Islamica dell’Iran in Iraq”.
I residenti di Liberty e i loro rappresentanti hanno giustamente più volte ripetuto e annunciato negli ultimi anni, che rifiuteranno qualunque incontro, collaborazione e relazione con qualunque parte che coinvolga il regime iraniano nel caso dei residenti di Liberty.
Noi chiediamo al Segretario Generale dell’ONU, al Segretario di Stato americano, all’Alto Commissario dell’ONU per i Diritti Umani e all’Alto Commissario per i Rifugiati, che hanno la responsabilità della sicurezza e dell’incolumità dei residenti di Liberty, di esortare fermamente Jane Holl-Lute e gli altri funzionari dell’ONU ad astenersi dal coinvolgere Tehran nel caso dei suoi dissidenti. Ciò metterebbe gravemente in pericolo la loro sicurezza ed incolumità e grandemente a rischio le loro famiglie.
Alejo Vidal-Quadras
Vice-Presidente del Parlamento Europeo (1999-2014)
Presidente del Comitato Internazionale “In Search of Justice (ISJ)”

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