Il momento è critico e lo si sa molto bene. Non c'è crescita, la disoccupazione aumenta, le tasse pure, i licenziamenti abbondano, le aziende chiudono etc etc….mi verrebbe di andare a bere una birra!
Nei concorsi pubblici, spesso è richiesto il voto del titolo di studio, sia esso del diploma o della laurea. La richiesta però è una discriminante alla partecipazione. Mi spiego meglio. Spesso leggiamo:” è indetto concorso pubblico per ics posti di architetto presso la struttura Tale…omissis…possono partecipate tutti gli architetti con un voto di laurea non inferiore a 100/110…omissis…
Significa che tutti gli architetti con un voto di laurea inferiore a 100/110 non possono partecipare a quel concorso. Stanti in questo modo le cose significa che il signor Rossi architetto, il cui voto è inferiore a 100/110 è meno architetto (oppure non è architetto?) di chi raggiunge quel punteggio. Stupefacente. Qui, invece che gratificare il voto con un punteggio ad hoc apprezzando il profitto di studi brillanti ai fini della valutazione finale, diventa una discriminazione inopinata.
Altra soglia di sbarramento? L'età.
A cinquant'anni, il licenziato di quella schiera richiamata al primo rigo, è fuori da qualsiasi concorso.
Senza contare che ci dicono che il posto fisso non esiste più, senza contare che vige la mobilità volontaria o coatta, senza contare che la schiera dei cinquant'enni disoccupati è assai nutrita e senza contare tutta una serie di altre cose, un signore con moglie figli, licenziato all'età di cinquant'anni deve pensare seriamente al cappio.
Ma perché non si è pensato, ridicolo per ridicolo, a quote colorate per questi soggetti come lo si è fatto con le rosa? Per esempio, il che fa ribrezzo comunque come fanno ribrezzo quelle rosa : quote verde chiaro per quelli che ufficialmente sono giovani, che so dai 18 ai 30anni, quote verde scuro per quelli che vanno dai 31 ai 60.
Qui quello che manca è una quota che fosse verde. Una percentuale che rappresenti la speranza perché, di questo passo, anche quella viene preclusa.
