“Storia della povertà ”, il libro di Vincenzo Paglia, dirà  tutta la verità ?

Don Vincenzo Paglia, autore del libro “Storia della povertà” (Rizzoli), alla domanda di Eugenio Scalfari: “Quest'amore per gli altri che privilegia i poveri non contiene una scintilla di socialismo?”, ha risposto: “Dico di no. Noi non siamo contro i ricchi che possono amare Cristo e praticare il bene. Anche molti socialisti hanno senza dubbio analoghi sentimenti, ma sono un movimento politico che ha come finalità quella di conquistare il potere “. La Chiesa, quindi, sarebbe contro i ricchi che non amano Cristo e non praticano il bene. Questa, però, mi dispiace per don Vincenzo Paglia, ma non era la posizione del Cristo. Gesù era contro i ricchi senza se e senza ma. Basta leggere il vangelo, per rendersene conto. Gesù inveisce contro i ricchi senza fare mai distinzioni di sorta: «Ma guai a voi che siete ricchi, perché avete già la vostra consolazione» (Lc 6,24); “E' più facile che una fune entri per la cruna di un ago, che un ricco nel regno di Dio” (Mt 19, 24); “Non vi affannate ad accumulare tesori sulla terra, dove tignola e ruggine consumano… Accumulatevi tesori in cielo… “ (Mt 6, 19 – 20). Ma troppe sono le volte in cui Gesù raccomanda di stare lontano da mammona. Qualcuno potrebbe obiettare: “Ma che colpa ha una persona se è ricca, e fa l’elemosina ai poveri e ama Cristo?”. La risposta è nella parabola del ricco epulone, che comincia così: “C'era un uomo ricco, che portava vesti di porpora e di bisso e faceva festa ogni giorno con grandi banchetti. Un povero, di nome Lazzaro, sedeva alla sua porta a mendicare, tutto coperto di piaghe, bramoso di sfamarsi con gli avanzi che cadevano dalla mensa del ricco…” (Lc 16, 19ss). E' la sola presenza dell'affamato che rende peccatore il ricco. Affinché nessun ricco, Chiesa compresa che di ricchezze ne ha accumulate in abbondanza, possa sentirsi in colpa, è necessario che la società sia priva di poveri. In una società giusta la povertà non dovrebbe esistere. Non basta fare l’elemosina ai poveri come meritoriamente fa la Chiesa, occorre eliminare la povertà. Non so se leggerò il libro di Vincenzo Paglia, anche perché i libroni mi spaventano, però spero che egli abbia considerato che la Chiesa vive nel benessere anche grazie all’esistenza dei poveri. Gran parte del fiume di denaro che arriva alla Chiesa, le arriva da varie fonti affinché faccia del bene ai poveri. Spero che don Vincenzo, scrivendo il suo libro, abbia appurato quale parte del gran fiume di denaro, la Chiesa utilizza per i poveri e quale parte tiene per sé. Il precursore del Cristo, Giovanni Battista, alla folla che lo interrogava su come dovesse comportarsi, rispose: «Chi ha due tuniche ne dia una a chi non ne ha; e chi ha del cibo faccia lo stesso» (Lc 3,11). La Chiesa dovrebbe sentirsi in grande imbarazzo, trovandosi a possedere qualche “tunica” più del necessario.

Renato Pierri

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