Il filosofo Umberto Galimberti ha pubblicato oggi un mio breve articolo uscito su Affaritaliani il 18 giugno riguardo al grave episodio dell’uomo che a Motta Visconti (Milano) andò a vedere la partita dopo aver accoltellato la moglie e sgozzato i figlioletti. Galimberti dà una saggia risposta, il cui senso si evince dal titolo: “I delitti più atroci nascono da un vuoto del cuore”, e dal sottotitolo: “Cosa può spiegare omicidi efferati e stragi di famiglia? La perdita della connessione con i sentimenti, che soli permettono di distinguere il bene dal male” (D – La Repubblica – 12 luglio 2014). Saggia risposta anche se, non conoscendo i miei scritti, prende alla lettera il mio articolo. Questo s’intitolava: “Un servo di dio e un servo del demonio”, ed era il seguente:
Vorrei che qualcuno che ha più confidenza con Dio di quanta ne abbia io, gli chiedesse: “Perché Signore? Perché non lo hai fatto ancora? Che cosa ti ci sarebbe voluto? Non fosti tu ad inviare un angelo a fermare la mano di Abramo che stava per uccidere Isacco, per offrirtelo in sacrificio? Ed ora perché non hai mandato un angelo a fermare la mano di quello sciagurato che ha ucciso la moglie e sgozzato i figlioletti? Perché restituisti ad Abramo servo di Dio, la libertà di discernere il bene dal male, e non hai restituito allo sciagurato servo del demonio, la stessa libertà?”. E, sempre in confidenza, sottovoce, aggiungesse: “Un miracolo, Signore, di cui nessuno si sarebbe accorto, un miracolo che avrebbe salvato lo sciagurato dal baratro, e tre innocenti dalla morte. E a noi, Signore, avresti risparmiato l’angoscia e la vergogna”.
La mia domanda al Signore, voleva essere una provocazione. Volevo dire a tutti quei credenti persuasi che Dio intervenga nelle vicende umane: “Vedete, signori miei? Questa è la prova evidente che Dio non fa miracoli, che certamente vede, ma sicuramente non provvede.
Renato Pierri